Sebastiano Cima

Sebastiano Cima (Milano, 19 febbraio 1599Bergamo, 23 marzo 1677) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sebastiano Cima nacque da Gian Paolo musicista e maestro di cappella e Elena presumibilmente il 19 febbraio 1599 come risulterebbe dall'atto di nascita conservato nella chiesa milanese di San Lorenzo Maggiore. Il battesimo fu impartito il 21 febbraio da Bernardino Cattaneo padre della chiesa, alla presenza dei padrini Gio Antonio Alzate e Antonia Lanzaroti.
La famiglia d'origine era principalmente dedica alla musica, il padre infatti con lo zio Andrea compose molte opere e risulta essere: ... tra i primi ad emancipare la musica strumentale ad arco dalla canzone vocale e dai ritmi di danza per orientarsi verso una musica esclusivamente rivolta ad una destinazione strumentale.[1][2] Proprio questo diverso orientamento artistico di Sebastiano che era propenso alla pittura piuttosto che alla musica, fu forse il motivo che lo allontanò presto dall'ambito milanese per trasferirsi a Bergamo, dove visse tutta la sua vita, oppure la morte improvvisa sia della moglie che del padre entrambi probabilmente per la peste del 1630 furono la causa del suo allontanamento.[3] Il legame con la famiglia d'origine risulta essere però molto forte, l'artista infatti diede il nome dei parenti alla maggior parte dei suoi figli.[4]

Negli anni dell'infanzia vissuti a Milano sicuramente Sebastiano incontrò due artisti Giovanni Giacomo Manini e Geronimo Pialtinoni attivi nella chiesa di San Lorenzo che lo avvicinarono alla pittura. Il 19 marzo 1621 contrasse matrimonio con Angela Verga ricevendo la dote di 200 monete il 19 maggio 1621. La moglie era cagionevole di salute e non gli diede figli. Non si conosce la data di morte ma Sebastiano si allontanò da Milano recandosi a Bergamo nel 1630. Probabilmente l'artista si recò nella città orobica perché a causa della peste, la città che aveva aperti tre grandi cantieri come la basilica di Santa Maria Maggiore, la chiesa di Sant'Alessandro e il palazzo Nuovo aveva la necessità di maestranze in quanto decimate dalla malattia.[4]

Nel 1634 contrasse il secondo matrimonio con Ursula Barili che portò in dote 350 scudi di cui 200 corrispondenti all'abitazione sita in via Rivola 1 ma che era disposta su tre piani. I coniugi abitarono invece la casa dei nobili Alessandri in via Salvecchio, al secondo piano dell'edificio poi piazza Guido Zavadini, nella vicinia di San Salvatore più comoda a far crescere una famiglia. Dal matrimonio nacquero sei figli: Giovanni Paolo Vincenzo il 2 febbraio 1635 che morì infante, Giovanni Paolo nel 1636, Elisabetta Bianca, unica femmina, nata i 2 giugno 1638, visse fino a 91 anni con il fratello Alvise nato nel 1643, l'ultima nacque il 7 febbraio 1648 morendo il medesimo giorno. La moglie morì nel 1657 periodo in cui l'artista incontrò notevoli difficoltà economiche, l'ultima opera firmata risale al 1650, e i figli dovettero ricorrere al podestà per fermare i creditori che volevano ipotecare la dote della madre.

Il Cima si avvicinò molto ai lavoro dei pittori suoi contemporanei in particolare si ispirò molto alle opere di Gian Paolo Cavagna, tanto che alcune delle sue pitture come la tela presente nella chiesa della Santissima Trinità di Orezzo, fu definito un dipinto cavagnesco.[5]

Sebastiano Cima morì a 78 anni ricevendo la benedizione e i sacramenti dal vescovo di Bergamo Daniele Giustiniani, la sua presenza è collegabile alla vicinanza con le nobili famiglie dei Rivola e dei Barili.[6]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alberto Basso, Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti. Le biografie, Torino, Utet, 1985, p. 246.
  2. ^ Tosca Rossi, p 11.
  3. ^ La morte dei due famigliari non ha conferma se non il suo improvviso spostarsi in un'altra città
  4. ^ a b Tosca Rossi, p 14.
  5. ^ Tosca Rossi, p 68.
  6. ^ Tosca Rossi, p 16.
  7. ^ Rubata a Seriate, ritrovata dopo 26 anni pala d’altare del '600, su ilgiorno.it, L'Eco di Bergamo. URL consultato il 25 aprile 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tosca Rossi, A volo d'uccello Bergamo nelle vedute di Alvise Cima, Litostampa, 2012, ISBN 978-88-900957-7-1.
  • Simonetta Cappa, Il Seicento a Bergamo, 1987.
  • * Francesco Rossi, Sebastiano Cima, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX. Il Seicento, II, Bergamo, 1978, OCLC 715061447.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]