Soluzione elettrolitica reidratante

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Una soluzione elettrolitica reidratante è una soluzione sterile, isotonica con il sangue, apirogena, contenente elettroliti e destinata all'infusione per via endovenosa che viene generalmente impiegata per prevenire o trattare squilibri idroelettrolitici. La stessa può essere impiegata anche per diluire farmaci o emoderivati.

Tipi di soluzioni elettrolitiche reidratanti

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Esistono molti tipi di soluzioni elettrolitiche reidratanti. Tra queste vengono annoverate la:

Ognuna di queste soluzioni differisce dalle altre per pH, contenuto in sodio, potassio, calcio, cloro ed altri elettroliti.

Anche se questo tipo di soluzioni, per le caratteristiche di pH e di osmolarità, raramente risulti irritante per le vene, è bene che l'infusione avvenga con velocità controllata, ad esempio attraverso sistemi infusionali oppure con pompe di infusione.

Se la soluzione contiene potassio dovrebbe essere somministrata ad una velocità di infusione non superiore a 10 mEq di potassio ogni ora.

Viene generalmente utilizzata con l'obiettivo di reintegrare fluidi e elettroliti (in tutti i casi associati a disidratazione, ad esempio a causa di vomito, sudorazione eccessiva, diarrea, malattie infettive come il colera ecc.) e per il trattamento degli stati lievi di acidosi metabolica. Bambini, adulti ed anziani possono tutti beneficiare, in determinate condizioni (ad esempio impossibilità alla reidratazione orale), di una terapia reidratante per via endovenosa.[1] Nei bambini e negli adulti va prestata particolare attenzione al volume infuso ed alla velocità dell'infusione. Il segno più significativo di perdita di volume ematico che necessita di rimpiazzo nel soggetto anziano è una perdita acuta di peso (definita come un calo ponderale del 3% o maggiore).[2] La scelta del tipo di soluzione reidratante da utilizzarsi è strettamente dipendente dal tipo di disturbo idroelettrolitico che si deve correggere.[3][4]

Dosi terapeutiche

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La quantità da somministrare varia considerevolmente da caso a caso e in base alle condizioni cliniche del paziente (ad esempio grado di disidratazione, integrità della funzionalità renale e dell'efficacia della pompa cardiaca) tenendo presente che la dose deve sempre essere correlata al peso corporeo ed all'età del paziente.

In linea generale nel soggetto adulto è bene non superare giornalmente i 50ml per ogni kg di peso corporeo (in un soggetto di 70 kg: 3,5 litri/die).

Le soluzioni elettrolitiche debbono essere utilizzate con cautela se il paziente soffre di insufficienza renale (soprattutto a causa della concentrazioni di ioni K+ che in questi pazienti potrebbero causare una ritenzione di potassio) o di insufficienza cardiaca (un'eccessiva o troppo rapida introduzione endovena di fluidi potrebbe comportare la comparsa di segni di scompenso cardiaco o far precipitare il paziente in un franco edema polmonare)[5][6] o ancora di qualsiasi altra condizione clinica che si associ ad edema con ritenzione salina. Molte soluzioni elettrolitiche contengono anche calcio cloruro, che chimicamente ha un'azione acidificante, e pertanto va utilizzato con cautela in soggetti con problemi/patologie renali, cuore polmonare, o insufficienza respiratoria: in tutte queste condizioni l’acidificazione indotta dalla soluzione potrebbe aggravare le sopracitate patologie. Per tutte le considerazioni sopra riportate il medico ha generalmente presente che i fluidi dovrebbero essere somministrati al paziente con la stessa cautela che si deve adoperare per qualsiasi farmaco per via endovenosa.[7] Particolare attenzione va riservata ai pazienti in età avanzata, in quanto questa popolazione ha probabilità molto maggiori di soffrire di malattie cardiache, renali, epatiche. Il paziente geriatrico oltre ad essere polipatologico spesso assume terapie concomitanti che lo espongono maggiormente a rischio di sovraccarico idrico o di squilibri elettrolitici. È inoltre necessario ricordare che alcune soluzioni reidratanti contengono una considerevole quantità di destrosio (glucosio) che quindi possono promuovere lo sviluppo di iperglicemia.[8][9]

  1. ^ Woodrow P, Assessing fluid balance in older people: fluid replacement, in Nurs Older People, vol. 14, n. 10, febbraio 2003, pp. 29-30, DOI:10.7748/nop2003.02.14.10.29.c2201, PMID 12640930. URL consultato il 21 marzo 2018.
  2. ^ O'Donnell ME, Assessing fluid and electrolyte balance in elders, in Am J Nurs, vol. 95, n. 11, novembre 1995, pp. 40–5; quiz 46, PMID 7485279.
  3. ^ Sterns RH, Silver SM, Salt and water: read the package insert, in QJM, vol. 96, n. 8, agosto 2003, pp. 549-52, PMID 12897339.
  4. ^ Shafiee MA, Bohn D, Hoorn EJ, Halperin ML, How to select optimal maintenance intravenous fluid therapy, in QJM, vol. 96, n. 8, agosto 2003, pp. 601-10, PMID 12897346.
  5. ^ Arieff AI, Fatal postoperative pulmonary edema: pathogenesis and literature review, in Chest, vol. 115, n. 5, maggio 1999, p. 1371, PMID 10334155.
  6. ^ Bikdeli B, Strait KM, Dharmarajan K, Li SX, Mody P, Partovian C, Coca SG, Kim N, Horwitz LI, Testani JM, Krumholz HM, Intravenous fluids in acute decompensated heart failure, in JACC Heart Fail, vol. 3, n. 2, febbraio 2015, pp. 127-33, DOI:10.1016/j.jchf.2014.09.007, PMC 4438991, PMID 25660836. URL consultato il 21 marzo 2018.
  7. ^ Myburgh JA, Mythen MG, Resuscitation fluids, in N. Engl. J. Med., vol. 369, n. 25, dicembre 2013, pp. 2462-3, DOI:10.1056/NEJMc1313345, PMID 24350966. URL consultato il 20 marzo 2018.
  8. ^ Rosmarin DK, Wardlaw GM, Mirtallo J, Hyperglycemia associated with high, continuous infusion rates of total parenteral nutrition dextrose, in Nutr Clin Pract, vol. 11, n. 4, agosto 1996, pp. 151-6, PMID 9070016.
  9. ^ Schloerb PR, Henning JF, Patterns and problems of adult total parenteral nutrition use in US academic medical centers, in Arch Surg, vol. 133, n. 1, gennaio 1998, pp. 7-12, PMID 9438751. URL consultato il 21 marzo 2018.
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