Storia della posta

Voce principale: Servizio postale.

La storia della posta è iniziata nel momento in cui l'uomo ha sentito la necessità di scambiare informazioni a distanza. Tali informazioni potevano essere inoltrate attraverso l'uso di suoni o segnali di natura luminosa interpretabili a distanza. Con l'avvento della scrittura l'informazione prese a viaggiare attraverso l'oggetto che la conteneva sotto forma di segno chiamato più propriamente Glifo.
Lo sviluppo delle prime civiltà rese necessario un sistema affidabile che consentisse alle informazioni il trasferimento anche su lunghi percorsi: nacquero così i primi sistemi postali. Tali sistemi sfruttarono poi, di volta in volta, tutte le scoperte umane che consentivano il trasporto dell'informazione nel minor tempo possibile

Le antiche civiltà

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Tavola Peutigeriana con la quale venne ricostruito il sistema postale dell'antica Roma

I grandi imperi dell'Antichità avevano propri servizi postali interni, che servivano esclusivamente a trasmettere ordini e messaggi dal centro alla periferia e viceversa[1].

L'origine del servizio di posta è molto antico: se ne hanno tracce risalenti al 4000 a.C. in Cina, dove erano usati messaggeri a cavallo che percorrevano le strade trasportando da prima semplici messaggi e poi anche la gazzetta ufficiale che aveva nome "Ching Pao"[2]. Le più antiche testimonianze dell'esistenza di un sistema postale organizzato arrivano da Kültepe in Turchia e sono rappresentate da tavolette di argilla scritte con caratteri cuneiformi risalenti al 2000 a.C.[3].

Nell'Antico Egitto vi era già un servizio postale avanzato e fruibile, oltre che dai funzionari dei faraoni, anche da parte di persone di cultura e dai commercianti. I servizi di trasporto avvenivano per via fluviale ed i supporti sui quali viaggiavano le informazioni erano i papiri scritti in demotico quando trattavano di argomenti commerciali.

In Persia fu Ciro II di Persia che si preoccupò di introdurre ed organizzare un vero e proprio servizio di posta pubblica. Ne parla Senofonte nelle sue opere, descrivendolo come basato sull'ipotesi di percorrenza di un cavallo nell'arco di 24 ore ed in base alla quale vennero costruite apposite scuderie di sosta. Lungo tutto il percorso viario si contavano 111 stazioni ed i messaggeri riuscivano a coprire tutta la distanza in 9 giorni.

Gli antichi romani posero molta cura all'organizzazione del servizio di posta. Augusto si occupò personalmente della riorganizzazione del “cursus”[4] ovvero del servizio di posta che divenne così: “Cursus publicus” ovvero “posta statale”. I messaggeri che portavano con loro le informazioni erano chiamati “tabellari” e le custodivano su tavolette d'osso o di metallo spalmate di cera. Ma presto, per rendere il trasporto più agevole, le tavolette vennero sostituite con rotoli di papiro scritte con un inchiostro vegetale di nome “atramentum”[5]. Il percorso tra una città e l'altra era percorso su carri ed organizzato in stazioni di cambio dei cavalli chiamate “statio posita” da cui derivò il nome “stazione di posta”. Per riconoscere gli originali proprietari i carri erano provvisti di vere e proprie targhe composte da “bulla” ovvero borchie circolari di metallo. Secondo la ricostruzione ad opera della Tavola Peutingeriana la rete postale e viaria romana era formata da 200.000 km di strade che consentivano un inoltro rapidissimo di tutte le informazioni. Per consegnare una missiva i “cursores” ossia i “corrieri” potevano percorrere 270 km in 24 ore.

Nell'Europa medievale il “cursus publicus” che i romani erano stati in grado di creare versava nel più totale sfacelo e le poste conoscevano una decadenza senza precedenti. L'organizzazione romana era resa possibile dall'appartenenza ad un unico ente che ne curava la manutenzione ed il perfezionamento. La frammentazione degli stati tipica del Medioevo europeo richiedeva continue revisioni delle frontiere e degli accordi che fecero ben presto saltare tutta l'organizzazione viaria. Le vie di comunicazione tra cittadini di nazioni differenti erano mantenute in vita alla meglio da monaci, studenti e commercianti[6] che per i loro interessi erano costretti allo spostamento da una città all'altra.

La posta monastica era forse la più efficiente ed aveva una particolarità che troverà applicazione, se pur virtuale, anche nelle moderne e-mail[7]: le risposte venivano cucite in calce alla missiva originale. Applicata l'aggiunta di pergamena il tutto veniva arrotolato ed infilato in un contenitore pronto ad essere inoltrato verso un nuovo monastero. Tale sistema prese il nome di “rotula” e quella annunciante la morte della figlia di Guglielmo il Conquistatore, Cecilia di Normandia, alla fine del suo percorso misurava 20 m[8].

A partire dal Duecento le università organizzarono un sistema postale basato sugli spostamenti dei loro studenti e con il quale riuscivano a mantenere i rapporti con le famiglie degli stessi. Il sistema poteva essere usato anche da esterni dietro compenso con il quale era poi possibile pagare il corpo insegnante. Fra i più importanti sistemi postali universitari erano le Messaggerie universitarie di Federico II[9] e le Messageries universitaires dell'Università di Parigi,che aveva una propria rete di strade postali che serviva tutta la Francia. Tale servizio era utilizzato anche dallo stato e dai privati[10]. Le Messageries universitaires furono soppresse solo nel 1719[11].

I commercianti talvolta organizzarono funzionali sistemi come quello della tedesca “Metzerpost” ossia la “posta dei macellai” che funzionò fino al 1500. Anche i mercanti italiani che partecipavano alle fiere di Champagne avevano i loro corrieri che andavano dalle loro città (Genova, Venezia, Firenze, Milano) fino a Parigi[12]. In particolare nel 1306 venne fondata la "Compagnia dei Corrieri Veneti", costituita da bergamaschi e che copriva tutta Europa[13]. Durò fino al 1806[14]. Analoghi servizi di corrieri fiorivano anche nelle città tedesche, in particolare a Norimberga (Nürnberger Bothenwesen), ma anche a Colonia e Augusta[15].

Nel Giappone del periodo Nara, e precisamente nel 646, venne fondato un sistema di posta dei cavalli ad imitazione di quello della Cina T'ang nella regione di Kyoto. Nel 718 le stazioni di posta furono estese ad altre regioni per tenere i rapporti con la capitale Nara[16].

Durante lo shogunato di Kamakura fu aggiunto il sistema dei corrieri a piedi, detti hikyaku: fra Kyoto e Kamakura ci mettevano cinque giorni[16].

Nell'impero Mongolo funzionava un sistema di messaggeri che si davano il cambio, e cambiavano i cavalli, nelle stazioni di posta, detto yam (nome rimasto in russo per indicare le stazioni di posta). Il sistema è descritto dai viaggiatori occidentali come Marco Polo[17].

La "prima rivoluzione postale"

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Alla fine del Trecento iniziò la prima "rivoluzione postale"[18] con due riforme: innanzitutto l'istituzione dei "corrieri ordinari", che partivano cioè in giorni fissi. Questa evoluzione avvenne innanzitutto in ambito mercantile, dove le ditte commerciali e bancarie della stessa città organizzavano un servizio di corrieri per le proprie missive[19].

La parola "posta" è legata all'altra innovazione apportata dalla prima rivoluzione postale, ovvero l'introduzione delle stazioni di posta per il cambio dei cavalli[18]. Già nel 1385 il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti aveva stabilito un servizio postale di questo tipo[9]. Enrico IV d'Inghilterra nel 1400 circa introdusse le stazioni di posta per consentire ai suoi messaggeri reali il cambio dei cavalli. Questi "uffici postali" divennero efficientissimi grazie alla capillarità con cui erano diffusi.

La carica di Maestro delle Poste Pontificie (in latino Magister Cursorum) è attestata dal 1439[20]. Dalla metà del Quattrocento la carica fu ricoperta da esponenti della famiglia Tasso[21] del ramo detto dei "Tasso di Sandro"[22].

Fino questo momento il corriere prendeva in carico il plico e lo portava a destinazione, cambiando solo il cavallo alla stazione di posta. A metà Quattrocento il duca di Milano Francesco Sforza intensificò la rete delle stazioni di posta e quindi dei cambi di cavalli, rendendo ancor più veloce il sistema postale milanese[18]: era la nascita del servizio delle "staffette", ovvero dei corrieri che cambiavano anch'essi ad ogni stazione ed erano perciò sempre freschi[23].. Prendendo a modello quanto avveniva in Italia[24], nella seconda metà del Quattrocento Luigi XI di Francia organizzò le poste francesi[25] (Messageries royales). Analogamente Enrico VIII creò la Royal Mail nel 1516, mettendovi a capo un Master of the Postes.

Nello stesso periodo, sul continente americano l'Impero Inca organizzò un sistema di messaggeri imperiali a piedi, detti chaski.

Rinascimento: la posta viene aperta al pubblico

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Francesco Tasso

Nel periodo rinascimentale si sentì l'esigenza di un allargamento del servizio presso la nobiltà e la borghesia, che con i nuovi commerci aveva la necessità di informazioni e comunicazioni con luoghi lontani. Già dal XIII secolo con la Repubblica di Venezia ma maggiormente dal XVI secolo con Massimiliano I d'Asburgo il servizio di recapito offerto dalla famiglia bergamasca, di Camerata Cornello, dei Tasso (antenati del letterato Torquato Tasso) collegava buona parte d'Europa tramite corrieri a cavallo.

Come nel periodo precedente, la lettera rischiava di andare persa o non consegnata per numerosi motivi: rapine, viaggi lunghi e accidentati, morte del destinatario o cambio d'indirizzo del destinatario. Per tali motivi e per evitare che il corriere intascasse il compenso senza consegnare la corrispondenza, la tariffa postale veniva riscossa dal destinatario. Questo sistema provocava alle poste una cospicua perdita economica che veniva compensata con costi tariffari così elevati da rendere il servizio fruibile solo per la nobiltà e per l'alta borghesia.

Un terzo aspetto della prima rivoluzione postale fu perciò l'ammissione della posta privata nel sistema postale statale. Questa evoluzione era collegata all'introduzione del monopolio statale della posta: se non potevano più esserci corrieri privati, i privati dovevano poter utilizzare le poste pubbliche[26].

Nello stesso periodo i sovrani cominciarono anch'essi ad organizzare i propri servizi postali mediante "corrieri ordinari".

Nel 1489 Massimiliano I affidò a Zanetto de Tassis e al fratello Francesco il compito di organizzare la cosiddetta "posta di Fiandra" fra la propria corte di Innsbruck e quella di suo figlio Filippo il Bello a Malines e Bruxelles[27].

Strade postali nel 1563
da Giovanni da l'Herba

L'egemonia dei Tasso (nel 1650 germanizzati in Thurn und Taxis) sulle poste europee si affermò con le tre convenzioni stipulate nel 1501, 1505 e 1516 da Francesco e poi da Giovanni Battista de Tassis con Filippo il Bello e poi con Carlo V. In esse venivano precisate le strade postali affidate alla famiglia bergamasca, che da Bruxelles si irradiavano fino alla Spagna, a Napoli, alla Prussia[27].

Oltre alle poste imperiali i Tasso furono mastri di posta ereditari anche in altri stati asburgici, in particolare i Tassis-Peralta furono Correos mayores del Reino de España[28], mentre gli Zapata de Tassis furono Corrieri Maggiori di Sicilia[29].

Nel 1584 la famiglia Paar, anch'essa di origine bergamasca, ottenne il monopolio postale da Vienna verso Venezia e già lo deteneva dalla capitale asburgica verso la Polonia e l'Ungheria[30].

Nel 1603 anche Enrico IV di Francia disciplinò ufficialmente la posta privata che viaggiava attraverso le Messageries royales[31]. In Inghilterra la Royal Mail venne aperta al pubblico nel 1635[32][33].

Contrariamente a quanto succedeva in Europa, in Giappone si era sviluppato un sistema postale basato su una legge di stato[34] del 600 d.C. e che prevedeva dislocazioni di stazioni postali per cavalli nei punti più interessati del Paese e tenendo conto di una distanza pari a circa 100 km. Tale sistema risultò così efficiente che solo nel 1600 si rese necessario un rinnovamento consentendo anche ai privati di affiancarvisi con un proprio sistema postale.[senza fonte]

Nei primi decenni del XVI secolo iniziava la necessità di comunicare con il "nuovo continente": la scoperta dell'America ed i primi presidi insidiatisi erano motivo di inizio della posta "transatlantica". La posta veniva quindi imbarcata sui galeoni diretti verso l'America centrale che era divenuta epicentro degli interessi commerciali delle grandi potenze europee[35].

XVII secolo - XVIII secolo

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Nel 1616 il luogotenente delle poste tassiane di Milano[18], Ottavio Codogno, pubblicò il "Nuovo itinerario delle Poste per tutto il Mondo": la più ricca informazione disponibile sulle rotte postali europee del tempo[36]. Lo stesso autore nel 1623 pubblicò il Compendio delle poste[18].

In Giappone durante il periodo Edo fu organizzato il sistema stradale Gokaidō (ovvero le "cinque strade") che si diramava attraverso la parte centrale dell'isola di Honshū collegando la sede dello shōgun, Edo (la moderna Tokyo), con le città più importanti del Giappone. La più importante di queste vie era la Tōkaidō, che collegava Edo con Kyoto dove risiedeva l'imperatore. Le strade erano servite da stazioni di posta.Durante questo periodo convivevano diversi servizi postali autonomi: shogun, Daimyō e ordini monastici conservavano i loro sistemi postali interni per i loro bisogni. Inoltre, furono introdotti i collegamenti postali fra Edo e le capitali degli han, ma solo per scopi amministrativi, politici e militari. Infine nel 1615 venne introdotto un sistema di posta per i privati: il sistema di corrieri (chiamati hikyaku) detto "tre volte" per le famiglie di samurai. Questo sistema prendeva il nome dal fatto che in un mese il corriere facesse tre volte il giro fra Osaka, Kyoto e Edo[16].

Insegna delle poste imperiali, con gli stemmi dei Lorena e dei Thurn und Taxis. La scritta "Salvaguardia" doveva garantire la neutralità della stazione di posta in caso di guerra

La statalizzazione della posta

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Nel corso del XVII e XVIII secolo le poste europee vennero gradualmente assorbite dagli Stati, che si riservarono il diritto di posta sia per migliorare il servizio sia per avere maggiori entrate. Il nuovo servizio permetteva allo stato un risparmio tramite la franchigia postale. Partirono numerose sperimentazioni e all'aumento del numero degli uffici postali seguì la necessità di indicare l'ufficio di partenza e quello di arrivo.

Nel Sacro Romano Impero i Thurn und Taxis, che godevano del monopolio già dal 1595[37], videro ridursi la propria giurisdizione, in quanto si erano formati monopoli in aree specifiche, come quello dei Paar o quelli della Prussia, della Sassonia, dell'Hannover. Rimanevano inoltre le poste cittadine[15].

In Francia il monopolio postale fu creato nel 1672 dal ministro François Michel Le Tellier de Louvois, che fondò la Ferme générale des Postes[38]: si trattava di una ferme, ovvero di un'impresa privata che versava un canone annuale di concessione allo stato in cambio del monopolio. Le messageries de l'Université e le Messageries royales vennero riassorbite nella Ferme entro pochi decenni[39].

Nel Regno di Sardegna la statizzazione avvenne con l'editto di Vittorio Amedeo II del 1718 in base al quale le poste sabaude furono gestite direttamente dallo Stato con personale stipendiato. Il testo conteneva anche il primo tariffario dettagliato per le destinazioni postali nazionali ed estere[40].

Il governo austriaco decise l'incameramento delle Poste del Ducato di Milano, previo indennizzo (detto "redenzione") alla famiglia Serra, che ne aveva l'appalto, per 320.000 fiorini[40].

Nel 1747 anche le poste interne della Repubblica di Venezia furono nazionalizzate[18][41].

Nel 1786 per ordine di Ferdinando III, il servizio postale del Regno di Sicilia fu avocato dallo stato[42] con il nome di Poste di Sicilia ed affidato all'Ispettore Generale delle Poste in Sicilia.

La statalizzazione delle poste comportò che i mastri di posta e i postiglioni vestissero una divisa, mentre sulle stazioni di posta campeggiava lo stemma del sovrano.

Nell'area italiana, la repubblica veneta stampò fogli con sovrapprezzo per le corrispondenze nel 1608, per finanziare alcune attività pubbliche.

L'introduzione dei timbri postali

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Nel 1661[43] in Gran Bretagna il direttore delle Poste Sir Henry Bishop con l'intento di controllare i ritardi sul recapito della corrispondenza introduce il timbro postale. I timbri erano fabbricati in legno ed indicavano il giorno ed il mese sottolineando in questo modo la partenza della corrispondenza.

In occasione della nazionalizzazione delle poste di Sicilia furono anche introdotti i timbri postali con l'indicazione del luogo e data di spedizione[44].

La "seconda rivoluzione postale"

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La seconda rivoluzione postale avvenne quando alla fine del Settecento, furono introdotte le carrozze veloci per il trasporto della posta[18] con le riforme dei ministri Turgot e Pitt il giovane. Il primo, Contrôleur général des finances di Francia, nel 1775 fece costruire una carrozza piccola, ma tirata da sei a otto cavalli, chiamata in suo onore "turgotine"[45]. Nel 1784 il cancelliere dello Scacchiere britannico Pitt il giovane introdusse le "mail-coaches", poi diffuse in altri paesi europei, che assicuravano un servizio misto di posta e passeggeri[46]. In Italia queste vetture presero il nome di "velociferi"[47] o "malleposte"[40].

Il 26 luglio 1775 il Secondo congresso continentale, quando non esistevano ancora gli Stati Uniti d'America e nemmeno era stata proclamata l'indipendenza delle Tredici Colonie, nominava con decreto Benjamin Franklin primo Postmaster General.

La "terza rivoluzione postale"

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In Francia già durante la rivoluzione, venne emanata la legge del 22 dicembre 1789[48] che dava all'organizzazione della posta un assetto statale, che copriva tutto il territorio nazionale e non solo le "strade postali", suddividendolo in territori di competenza contraddistinti da numeri progressivi. Nel novembre del 1799 Napoleone, a seguito delle nuove conquiste territoriali creò nuovi dipartimenti. Questa viene considerata la "terza rivoluzione postale"[18].

Nel 1793 l'inglese Hathaway ideò un ufficio postale alle Galápagos consistente in un semplice barile di legno collocato in una baia di facile approdo[49] che da quel momento prese il nome di Post Office Bay. I marinai in rotta verso i territori di pesca potevano depositarvi la posta che veniva poi inoltrata dai colleghi di ritorno in Nord America o Europa.

Il postino Joseph Roulin (Van Gogh)

Nei primi anni del 1800 Londra, su progetto dell'ingegnere scozzese William Murdoch introduceva la posta pneumatica che venne poi sviluppata dalla "London Pneumatic Dispatch Company".

Nel 1836 l'epidemia di colera che colpì l'Europa fece sì che gli uffici postali si dotassero di attrezzi per la "disinfezone" della corrispondenza in quanto la carta venne considerata come materia di trasmissione del contagio. La posta veniva così disinfestata per "fumigazione" e molte lettere arrivate a noi da quel periodo portano ancora i segni di questa pratica.

Il 6 maggio del 1840, grazie alla riforma postale voluta da Rowland Hill la Gran Bretagna introdusse il francobollo.

Nel 1848 nacque la Posta federale svizzera, unificando le amministrazioni postali dei vari cantoni.

Nel 1859 la Francia stipulò un accordo con le poste del Regno di Sardegna che consentiva alla corrispondenza militare di essere inoltrata da tutti i territori del Regno utilizzando gli uffici civili e le affrancature francesi. Si creò così l'anomalia delle buste affrancate con francobolli francesi da 20 c. regolarmente annullati con timbri italiani.

Nel 1860, il 3 aprile nasceva negli U.S.A. il servizio Pony Express ad opera dell'omonima società capitanata da William H. Russell, Alexander Majors, e William B. Waddell. Compito del servizio era quello di far viaggiare velocemente la posta dall'est all'ovest del paese. Le missive erano affrancate con francobolli ordinari da 10 o 12 centesimi a cui veniva aggiunta una etichetta di sovrapprezzo. Tra i leggendari postini che operavano alla Pony Express vi fu Buffalo Bill.

Con legge 5 maggio 1862 n. 604 furono istituite le "Regie Poste" del Regno d'Italia, che assorbivano le amministrazioni postali degli stati preunitari.

Guidone delle navi postali dell'Impero Germanico

Nel 1869 l'Austria introdusse l'uso della cartolina postale la cui spedizione costava meno di quella di una lettera e visto il successo ottenuto quasi tutti gli stati europei copiarono immediatamente l'iniziativa. Dal 1870 al prezzo di 1/2 penny era disponibile la versione britannica a cui seguì la Germania e nel 1871 la Svizzera. Nel 1872 anche il Belgio iniziò ad emettere le proprie cartoline postali.

In seguito all'unificazione tedesca nell'Impero germanico, nel 1871 fu creata la Reichspost, inglobando definitivamente l'amministrazione postale dei Thurn und Taxis[50]. I regni di Baviera e di Württemberg mantennero tuttavia sistemi postali separati.

Nel 1874 venne creata l'Unione Generale delle Poste, che collegava le amministrazioni postali dei vari Stati (inizialmente 21) e permetteva di integrare i servizi svolti tra di loro. Nel 1897 si trasformò in Unione Postale Universale con l'apporto di nuovi Stati.

Dalla fusione fra amministrazione postale e telegrafica nel 1879 videro la luce le PTT francesi.

Nel 1881 nasce in Italia il servizio pacchi postali. Agli inizi del XX secolo si sviluppa la cartolina illustrata, che ebbe un grande successo per la stampa a colori.

La riforma postale britannica e la nascita del francobollo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia Postale Inglese.
Il Penny Black

L'inglese Rowland Hill ideò nel 1837 la riforma postale del Regno di Gran Bretagna. Il vecchio sistema costoso e inefficiente venne sostituito da una riforma postale semplice ma rivoluzionaria, essa prevedeva il pagamento anticipato della tariffa e una tariffa universale in tutto il regno, con l'eliminazione delle distanze nelle tariffe postali. Fino ad allora i pacchi e le lettere venivano pagati dai destinatari. Sir Rowland Hill notò che questo tipo di pagamento portava ad abusi da parte degli utenti. Si narra che fosse comune spedire una lettera al destinatario con dei segni convenzionali. Il destinatario quindi rifiutava la lettera che in questo modo non veniva pagata, mentre dai segni riusciva a recepire il messaggio. Il nuovo sistema inoltre permetteva di spedire le lettere senza passare per l'ufficio postale; a tale scopo vennero ideate la busta postale e il francobollo, che certificava il pagamento anticipato della corrispondenza.

Il progetto si trasformò in due francobolli il 6 maggio del 1840 con due tariffe: un francobollo da 1 penny, che quindi prese il nome di Penny Black (penny nero), e un francobollo da 2 penny (blu), meno famoso e meno usato. Oltre ai due francobolli fu emessa una lettera postale già affrancata.

Nel 1867 gli eredi della famiglia Tasso rinunciarono ai diritti postali in favore della Prussia per un compenso di tre milioni di Talleri[51] e consentendo così l'organizzazione statale della posta nei suoi territori.

Successo del francobollo

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Il francobollo inglese ebbe un grande successo, nonostante lo scetticismo dello stesso Hill, tanto da essere presto imitato da altre amministrazioni postali.

Nel 1843 il Cantone di Zurigo e di Ginevra in Svizzera emisero francobolli per la posta, seguiti lo stesso anno dal Brasile con tre francobolli. Altri stati si affrettarono a cambiare i propri sistemi postali:

Francobollo da 1/4 di Silbergroschen delle poste Thurn-und-Taxis del 1852

Gli Stati italiani

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Lo stesso argomento in dettaglio: Filatelia degli antichi stati italiani.

Gli Stati italiani attuarono la riforma che porta all'utilizzazione del francobollo a partire dalle seguenti date:

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia postale.

Con il Novecento vennero introdotti anche moltissimi servizi speciali da parte di tutte le poste del mondo. Con essi una varietà infinita di francobolli con forme e caratteristiche molto diverse fra loro, che hanno favorito il collezionismo filatelico o filatelia.

Nel 1907 venne introdotto il Buono di risposta internazionale (o IRC, CRI) che permetteva di pagare in anticipo una risposta da un paese estero. Nello stesso anno anche l'Italia si dotò di un sistema di posta pneumatica.[senza fonte]

Nel 1911 in India avvenne il primo trasporto ufficiale di Posta aerea e nel 1916 in Germania venne inaugurato un servizio postale tramite l'uso dei sottomarini.

Se la prima metà del Novecento fu caratterizzata dall'intervento diffuso e pervasivo dello Stato nell'economia, negli anni sessanta-settanta iniziarono le prime liberalizzazioni. In Italia, come in altri Paesi, le poste disponevano di una rete molto ampia e capillare di sportelli, adatta servire anche altri servizi come quelli bancari.

Attualmente le Poste Italiane hanno introdotto, per l'affrancatura della normale corrispondenza, un unico tipo di francobollo autoadesivo di posta prioritaria. Il servizio di posta prioritaria ha aumentato l'efficienza delle consegne, con tempi ridotti ad un giorno sul territorio nazionale. Lo stesso tempo di consegna di un giorno è previsto per il servizio fornito negli altri Paesi UE. Tale servizio generalmente non prevede penali o rimborsi dalle poste in caso di ritardi: infatti, il timbro postale sulla missiva è messo il giorno della ricezione da parte dell'ufficio postale più vicino al mittente. La data dell'effettiva ricezione del destinatario (e l'eventuale ritardo) non viene rilevato dal postino all'atto della consegna.[non aggiornato]

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  5. ^ Enciclopedia dei Francobolli, p. 786, Momenti della storia postale
  6. ^ Enciclopedia dei Francobolli, p. 787, Momenti della storia postale
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  44. ^ sito Giuseppe Quatriglio, Storia postale di Sicilia
  45. ^ sito L'internaute, su linternaute.com. URL consultato il 7 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2017).
  46. ^ Coaching history (in inglese), su homepages.ihug.co.nz. URL consultato il 7 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2018).
  47. ^ sito Melgnano.net, su melegnano.net. URL consultato il 18 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  48. ^ Enciclopedia dei Francobolli, p. 791, Momenti della storia postale
  49. ^ Il Collezionista n°7/8 1999, Giulio Bolaffi Editore, Torino, pag. 30, il più remoto ufficio postale
  50. ^ Fabian Fiederer, La fine delle poste Thurn und Taxis nel XIX secolo in atti del convegno I Tasso e le poste d'Europa 2015 Archiviato il 19 novembre 2015 in Internet Archive.
  51. ^ Il Collezionista, n° 4 aprile 2009, pag. 41, La fortuna dei Tasso
  • Fulvio Apollonio, Nino Barberis, Alberto Diena, Enzo Diena, Carlo Cerrutti, Luigi Raybaudi, altri, Enciclopedia dei Francobolli (2 volumi), a cura di Roberto Arcaleni, unica edizione, Firenze, Sadea Sansoni, 1968 [1968], p. 800, ISBN non esistente.
  • Alberto Bolaffi, Forum (volume), I, Torino, Giulio Bolaffi, 2008 [2008], p. 1042, ISBN 978-88-88406-36-7.
  • "C'è posta per te" di Claudia Giammatteo in Focus storia, gennaio 2017, n.123, pagg.25- 29.

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