Threskiornis bernieri

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Ibis bianco del Madagascar
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseAves
OrdinePelecaniformes
FamigliaThreskiornithidae
GenereThreskiornis
SpecieT. bernieri
Nomenclatura binomiale
Threskiornis bernieri
(Bonaparte, 1855)

L'ibis bianco del Madagascar (Threskiornis bernieri (Bonaparte, 1855)) è un ibis relativamente grande e dalla struttura pesante endemico della costa occidentale del Madagascar e dell'isola di Aldabra, nelle Seychelles.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

In passato l'ibis bianco del Madagascar veniva considerato una sottospecie dell'ibis sacro,[2][3] ma oggi viene trattato come specie a sé a causa delle considerevoli differenze osservate nell'ecologia e nella morfologia.[4][5] È stato ipotizzato che si sia evoluto a partire dall'ibis sacro dopo che quest'ultimo, partendo dal continente africano, raggiunse e colonizzò il Madagascar.[2]

Esistono due differenti sottospecie di ibis bianco del Madagascar: T. b. bernieri (Bonaparte, 1855), la forma nominale diffusa nel Madagascar, e T. b. abbotti (Ridgway, 1893), endemica di Aldabra, nelle Seychelles.[6]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'adulto misura 65-89 cm di altezza[1] e ha un'apertura alare di 112-124 cm.[7] Il piumaggio è prevalentemente bianco, spesso con zone giallo-brunastre. Sul dorso si trovano anche ciuffi ornamentali di piume nere dai riflessi blu o verdi, formati dalle scapolari inferiori e dalle remiganti terziarie, che diventano più evidenti durante la stagione nuziale.[7] Becco, testa, collo e zampe sono neri.

Somiglia moltissimo nell'aspetto all'ibis sacro, ma differisce da questo per le dimensioni leggermente inferiori,[3] il becco più sottile, l'assenza del nero sul margine di uscita delle ali, le remiganti terziarie di colore ardesia-nerastro (sono ardesia-violaceo nell'ibis sacro), la struttura delle sacche golari ornamentali, le piume ornamentali meno sviluppate e il display nuziale.[6][3][5][8] A differenza dell'ibis sacro, inoltre, sull'estremità delle ali il nero è limitato o del tutto assente e le piume nuziali delle secondarie più interne sono più sbiadite.[2]

Entrambe le sottospecie hanno l'iride di colore celeste o bianco, molto diversa da quella marrone dell'ibis sacro.[3] La sottospecie abbotti presenta anche una striscia nera sulle ali.[3] Sebbene sia improbabile che sul campo questo ibis venga confuso con altre specie, a volte può essere scambiato per gli esemplari erratici di ibis sacro che di tanto in tanto visitano il Madagascar.[7]

Il giovane è di aspetto simile all'adulto, ma ha la testa e il collo ricoperti da piume nere con striature bianche ed è privo dei pennacchi ornamentali sul dorso; in alcuni casi, può presentare del nero sulla punta delle ali.[7]

È generalmente silenzioso, ma il suo richiamo è probabilmente simile a quello dell'ibis sacro.[6]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Oltre che ad Aldabra, l'ibis bianco del Madagascar è scarsamente distribuito solo lungo la costa occidentale del Madagascar,[5] in particolare nell'area compresa tra Port-Berge e Moromoe.[3] Nonostante la sua rarità, popolazioni nidificanti stanziali caratterizzate da un'alta densità di individui sono presenti nelle mangrovie e negli estuari nei pressi di Soalala e delle baie di Sahamalaza e di Baly; la regione compresa tra queste località sembra costituire una roccaforte della specie.[5]

L'ibis bianco del Madagascar è generalmente limitato alle piane fangose costiere, agli estuari, alle paludi di mangrovie e ai laghi costieri salmastri poco profondi, ma occasionalmente è possibile trovarlo anche in zone umide di acqua dolce.[7][1] Frequenta di preferenza gli stagni ampi, aperti e privi di vegetazione circostante e ama riposare sui banchi di sabbia e le spiagge sabbiose.[9] Nel corso di un censimento, oltre l'80% degli individui registrato è stato trovato entro 2 km dalla costa.[5] Non si spinge mai al di sopra dei 150 m sul livello del mare.[7][1] Dal punto di vista della scelta dell'habitat, questa specie appare più selettiva della sua controparte africana, che è presente in una gamma più ampia di habitat e fino ad altitudini maggiori.[1]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

L'ibis bianco del Madagascar si nutre di crostacei, invertebrati vari, scarti vegetali[7] e, più occasionalmente, cattura rane, rettili e nidiacei.[10] Va in cerca di cibo soprattutto nelle piane di marea,[5] infilando il becco nel fango fino agli occhi.[9] La sottospecie abbotti, alle Seychelles, si nutre nelle pozze tra i coralli e lungo le sponde della laguna (King, 1981 in Hancock). L'alimentazione è spesso un'attività solitaria, ma alcuni individui sono stati visti foraggiare in coppia o in gruppi di tre.[5]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La deposizione delle uova ha luogo all'inizio della stagione delle piogge, in novembre e dicembre.[9][6] La covata è costituita generalmente da 2 uova.[6] Le misurazioni delle uova della sottospecie abbotti riportavano una dimensione media di 59,5×41,3 mm e un peso di 55 g.[11]

Questo ibis nidifica in colonie, a volte anche miste, in compagnia di varie specie di Ardeidi come l'airone malgascio,[12] l'airone guardabuoi e la garzetta del Madagascar.[5] Il nido si trova a 2-3 m sopra la superficie dell'acqua, alla biforcazione di alberi di Avicennia e Rhizophora, ed è costituito soprattutto da ramoscelli, alcuni dei quali appartenenti alla pianta su cui si trova, ancora attaccati al tronco e ammantati di foglie.[9] Ha una struttura robusta e misura 450-500 mm di diametro e 250 mm di profondità.[9] Sono stati segnalati anche nidi più piccoli, di circa 250 mm di diametro.[5]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Minacce[modifica | modifica wikitesto]

La popolazione del Madagascar è in netto calo principalmente a causa della raccolta insostenibile delle uova, del disturbo arrecato ai siti di nidificazione e del degrado delle zone umide.[6] L'interferenza umana e la perdita dell'habitat rappresentano una minaccia anche per la sottospecie abbotti.[13] Poiché gli esemplari che nidificano sembrano non avere alcun timore degli esseri umani, la specie costituisce un facile bersaglio per i cacciatori.[5] La perdita e il degrado dell'habitat rappresentano un'altra seria minaccia. Aree fondamentali per la sopravvivenza della specie sono minacciate dall'inquinamento, dalla sedimentazione e dall'invasione delle sabbie alluvionali: tale sedimentazione è causata dall'erosione del suolo conseguente alla pratica dell'agricoltura taglia e brucia (BirdLife International, 2013). Anche le formazioni di mangrovie sono minacciate dalla distruzione per la produzione di carbone.[14] Inoltre l'ibis potrebbe essere in competizione per il cibo con altre specie, quali la garzetta del Madagascar.[1]

Dal momento che questo ibis è stato a lungo considerato una sottospecie dell'ibis sacro, non sono mai state proposte finora misure di conservazione separate.[5] I siti costieri del Madagascar occidentale sono in genere scarsamente protetti, sebbene le nuove iniziative di conservazione delle zone umide ora includano questa specie come obiettivo di conservazione.[1] Alle Seychelles, l'atollo di Aldabra è stato designato Riserva Speciale.[1]

Rapporti con l'uomo[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è sempre stata cacciata e le sue uova raccolte a scopo alimentare dagli abitanti dei villaggi locali; i nidiacei venivano persino allevati per servire da cibo in corrispondenza di eventi stagionali.[5] A causa della sua passività e imprudenza, è facile catturarla quando è in cerca di cibo o sta nidificando.[5]

Nel 1870, due esemplari furono inviati allo zoo di Londra dalla Societe d'Acclimatation di Parigi.[15]

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

La popolazione del Madagascar è stata stimata in 1500-2000 individui maturi,[6][5] mentre quella della sottospecie abbotti su Aldabra in 300-750 individui, per una popolazione totale stimata di 2300-3250 individui.[1] Il suo areale complessivo copre una superficie di 25500 km².[6] Si stima che la popolazione globale sia diminuita di oltre il 20% negli ultimi 16 anni, soprattutto nel corso dell'ultimo decennio.[1] L'ibis bianco del Madagascar è stato quindi classificato come «specie in pericolo» (Endangered) dalla IUCN ed è generalmente considerato raro in tutto il suo areale.[1] I resoconti storici suggeriscono che un tempo fosse più comune.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k (EN) BirdLife International. 2021, Threskiornis bernieri, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c D. Holyoak, Comments on the classification of the Old World ibises, in Bulletin of the British Ornithologists' Club, vol. 90, 1970, pp. 67-73.
  3. ^ a b c d e f J. A. Hancock, J. A. Kushlan e M. P. Kahl, Storks, Ibises and Spoonbills of the World, Academic Press, 1992.
  4. ^ C. S. Roselaar, Sacred Ibis – geographical variation, in S. Cramp e K. E. L. Simmons (a cura di), The Birds of the Western Palearctic, vol. 1, Oxford, Oxford University Press, 1977, pp. 351.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n A. Andrianarimisa e G. Razafimanjato, Madagascar sacred ibis Threskiornis bernieri: current population distribution, and implications for conservation, in D. M. Harebottle, A. J. F. K. Craig, M. D. Anderson, H. Rakotomana e M. Muchai (a cura di), Proceedings of the 12th Pan-African Ornithological Congress, Città del Capo, Animal Demography Unit, 2010, pp. 120-130, ISBN 978-0-7992-2361-3.
  6. ^ a b c d e f g h J. A. Del Hoyo, A. Elliott e J. Sagatal, Handbook of the Birds of the World, vol. 1, Barcellona, Lynx Edicions, 1992.
  7. ^ a b c d e f g P. Morris e F. Hawkins, Birds of Madagascar: a photographic guide, Yale University Press, 1998.
  8. ^ R. J. Salford e A. F. A. Hawkins, The Birds of Africa, 8: The Malagasy Region, Londra, Christopher Helm, 2013.
  9. ^ a b c d e f A. L. Rand, The distribution and habits of Madagascar birds, in Summary of the field notes of the Mission Zoologique Franco-Anglo-Américaine à Madagascar, Bulletin of the American Museum of Natural History, vol. 72, 1936, pp. 143-499.
  10. ^ O. Langrand, Guide to the birds of Madagascar, New Haven e Londra, Yale University Press, 1990.
  11. ^ (DE) M. Schönwetter, Handbuch der Oologie, a cura di W. Meise, I, Berlino, Akademie – Verlag, 1967.
  12. ^ F. Razafindrajao, Waterbird survey of Loza, North West of Madagascar, Durrell Wildlife Conservation Trust Programme Madagascar, 2015.
  13. ^ O. Byers, K. Brouwer, M. Coulter e U. S. Seal, Stork, Ibis and Spoonbill Conservation Assignment Management Plan: Working Document, Apple Valley, MN, IUCN/SSC Conservation Breeding Specialist Group, 1995.
  14. ^ M. Perschke, Voronosy: une association pour la sauvegarde de l'ibis sacré de Madagascar dans le Baie de Bombetoka, CEPA Magazine, 2006, pp. 13-16.
  15. ^ K. Brouwer, H. Schifter e M. L. Jones, Longevity and breeding records of ibises and spoonbills in captivity, in International Zoo Yearbook, vol. 33, 1994, pp. 94-102.

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