Charles Boyer

Charles Boyer nel 1955
Statuetta dell'Oscar Oscar onorario 1943

Charles Boyer (Figeac, 28 agosto 1899Phoenix, 26 agosto 1978) è stato un attore francese naturalizzato statunitense.

Durante gli anni trenta divenne famoso in Europa e negli Stati Uniti come latin lover dello schermo per la sua recitazione composta, elegante, che mandava in visibilio il pubblico femminile per una caratteristica del tutto particolare: il pulsare di una vena sulla tempia sinistra nei momenti di maggiore tensione drammatica o erotica.

Boyer nacque a Figeac, nei Midi-Pirenei, in Francia, da Augustine Louise Durand e Maurice Boyer, un mercante. Studiò al conservatorio, ma debuttò presto a teatro e da lì al cinema il passo fu breve. Il suo esordio sul grande schermo avvenne nel 1920. Iniziò a lavorare a Hollywood nel periodo di transizione tra il muto e il sonoro, quando alcuni film venivano girati nella doppia versione, con troupe diverse in relazione al paese di destinazione, e ottenne fin da subito una enorme popolarità anche se i ruoli da lui interpretati erano ben lontani dal corrispondere alla sua personalità. Impersonò soprattutto l'uomo dei grandi amori romantici ed appassionati, travolgenti e tragici. Ma nella vita privata fu, per il pubblico, uno degli attori più tranquilli e riservati, che non si conformò alla moda degli scandali hollywoodiani.

Charles Boyer tra Sigrid Gurie (a sinistra) ed Hedy Lamarr (a destra) nel film Un'americana nella Casbah (1938)

Tempeste di passione (1932), Mayerling (1936) con Danielle Darrieux, Il giardino di Allah (1936) con Marlene Dietrich, Maria Walewska (1937) con Greta Garbo, Delirio (1938) con Michèle Morgan furono tra i suoi film di maggior successo. Nel 1938 interpretò uno dei suoi ruoli più famosi, il bandito Pépé le Moko in Un'americana nella Casbah, remake del film francese interpretato da Jean Gabin. Ispirandosi a questo ruolo, anni dopo il famoso disegnatore Chuck Jones creerà il personaggio Pepé Le Pew, la puzzola romantica dall'inconfondibile accento francese. Nel 1939, allo scoppio della guerra, si trovava negli Stati Uniti, e vi rimase fino al 1953, dopo aver ottenuto la cittadinanza statunitense nel 1942. Ciononostante, nel 1946 partecipò come voce narrante al film Operazione Apfelkern, che ricostruiva la resistenza dei ferrovieri francesi.

Nel dopoguerra alternò il suo personaggio di amatore ormai maturo con interpretazioni solo drammatiche o brillanti, come in Angoscia (1944), a fianco di Ingrid Bergman, L'agente confidenziale (1945) con Lauren Bacall, poi in Arco di trionfo (1948) sempre con la Bergman, dal romanzo di Erich Maria Remarque, La fortuna di essere donna (1956) con Sophia Loren, Il giro del mondo in 80 giorni (1956), dal romanzo di Jules Verne, I quattro cavalieri dell'Apocalisse (1962) e Fanny (1963). Si trattò sempre di produzioni hollywoodiane, benché spesso girate in Europa. Sempre nel dopoguerra tornò anche a lavorare per delle produzioni francesi: nel 1953 Max Ophüls lo diresse ne I gioielli di madame de..., mentre l'anno successivo interpretò per Christian-Jaque il film Nanà. L'ultimo suo film, Nina (1976) di Vincente Minnelli, lo vide nuovamente al fianco di Ingrid Bergman.

Boyer era un buon giocatore di scacchi. Giocava spesso con Humphrey Bogart, considerato il più forte scacchista tra gli attori famosi. Boyer e Bogart furono ritratti in una foto sulla copertina del numero di giugno-luglio 1945 della rivista Chess Review durante una partita, mentre Lauren Bacall (moglie di Bogart), li osservava. Era anche un poliglotta: oltre al francese e all'inglese, conosceva bene l'italiano, il tedesco e lo spagnolo. Nel 1978, due giorni dopo la morte della moglie, l'attrice inglese Pat Paterson, la quale soffriva da tempo di cancro, Boyer si tolse la vita con una overdose di Seconal, mentre si trovava a casa di un amico a Scottsdale. È sepolto all'Holy Cross Cemetery di Culver City, in California, accanto alla moglie e al loro unico figlio, Michael Charles Boyer, morto nel 1965 all'età di 21 anni e in circostanze mai del tutto chiarite. Si parlò di suicidio mediante la cosiddetta roulette russa, subito dopo che il giovane era stato abbandonato dalla sua fidanzata.

Cortometraggi

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  • Esclave, regia di Georges Monca e Rose Pansini (1922)

Riconoscimenti

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Doppiatori italiani

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Voci correlate

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