Diocesi di Alife-Caiazzo

Diocesi di Alife-Caiazzo
Dioecesis Aliphana-Caiacensis o Caiatina
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli
Regione ecclesiasticaCampania
 
Mappa della diocesi
 
VescovoGiacomo Cirulli
Vicario generaleLuigi Gennaro De Rosa
Vescovi emeritiValentino Di Cerbo
Presbiteri50, di cui 44 secolari e 6 regolari
1.216 battezzati per presbitero
Religiosi20 uomini, 43 donne
Diaconi6 permanenti
 
Abitanti61.300
Battezzati60.800 (99,2% del totale)
StatoItalia
Superficie580 km²
Parrocchie44 (5 vicariati)
 
ErezioneV secolo (Alife)
X secolo (Caiazzo)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleMaria Santissima Assunta e San Sisto (Alife)
ConcattedraleMaria Santissima Assunta e Santo Stefano vescovo (Caiazzo)
Santi patroniSisto I
Stefano Minicillo
Ferdinando d'Aragona
IndirizzoVia Angelo Scorciarini Coppola 232, 81016 Piedimonte Matese [Caserta], Italia
Sito webwww.diocesialifecaiazzo.it
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La basilica minore di Santa Maria Maggiore a Piedimonte Matese.

La diocesi di Alife-Caiazzo (in latino Dioecesis Aliphana-Caiacensis o Caiatina) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2022 contava 60.800 battezzati su 61.300 abitanti. È retta dal vescovo Giacomo Cirulli.

La diocesi comprende 24 comuni campani in provincia di Caserta con una popolazione di circa settantamila abitanti: Alife, Caiazzo, Piedimonte Matese, Formicola, Ruviano, Liberi, Dragoni, Castel di Sasso, San Potito Sannitico, Castello del Matese, Raviscanina, Letino, Ailano, Baia e Latina, Castel Campagnano, Pontelatone, Sant'Angelo d'Alife, Prata Sannita, San Gregorio Matese, Piana di Monte Verna, Valle Agricola, Alvignano, parte del comune di Pratella[1] e le frazioni di Calvisi, Carattano e di Madonna del Bagno del comune di Gioia Sannitica[2].

Sede vescovile è la città di Alife, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Caiazzo sorge la concattedrale di Maria Santissima Assunta e Santo Stefano Vescovo. La residenza dei vescovi e la sede degli uffici della curia diocesana sono a Piedimonte Matese.

Il territorio si estende su 580 km² ed è suddiviso in 44 parrocchie, raggruppate in 5 foranie.

L'attuale diocesi è frutto della piena unione stabilita nel 1986 di due antiche sedi episcopali: Alife, documentata a partire dalla fine del V secolo; e Caiazzo, istituita nel X secolo.

Incerte sono le origini della diocesi. Secondo la tradizione, essa risalirebbe all'epoca apostolica, essendo stata fondata da san Pietro il primo ad annunciare il vangelo ad Alife; per altri autori, invece, l'istituzione della diocesi è di epoca costantiniana. Allo stato attuale delle ricerche archeologiche «sono veramente pochi gli elementi certi sui quali basare una ricostruzione attendibile del processo di cristianizzazione» del territorio.[3]

La prima menzione della diocesi è la presenza del vescovo Claro al concilio romano indetto da papa Simmaco nel 499, dove furono stabilite norme per l'elezione del vescovo di Roma dopo la doppia elezione di Simmaco e di Lorenzo dell'autunno precedente. Si propone inoltre di identificare questo Claro con il vescovo omonimo, ma senza indicazione della sede di appartenenza, che prese parte al concilio celebrato da papa Gelasio I il 13 maggio 495.[4] Un'antica epigrafe funeraria riporta il nome del vescovo Severo; incerta è la datazione del manufatto, per il quale è stato proposto un periodo compreso tra la fine del IV secolo e la fine del V.[5]

Dopo questi due vescovi non si hanno più notizie di vescovi alifani per quasi cinque secoli. Nell'876, un'incursione di Saraceni distrusse l'intera città compresa l'antica cattedrale di Santa Maria, situata presso le Mura Romane (all'angolo tra le odierne Porta Romana e Porta Piedimonte) e della quale erano visibili i ruderi fino ai primi decenni del XX secolo.

La diocesi di Alife è nuovamente documentata a partire dalla seconda metà del X secolo. Con la bolla Cum certum sit di papa Giovanni XIII del 26 maggio 969, il pontefice eresse Benevento a sede metropolitana e concesse all'arcivescovo Landolfo I la facoltà di consacrare i suoi vescovi suffraganei, tra cui anche quello di Alife.[6]

Il primo vescovo noto di questa seconda fase della vita della diocesi è Paolo documentato dal 982 al 985. Nella cripta della nuova cattedrale, in diverse epigrafi ivi traslate probabilmente dalla precedente chiesa, sono ricordati i nomi dei vescovi a partire dall'inizio dell'XI secolo con i nomi latinizzati di Gosfridus, Vitus e Arechis.

Nella seconda metà del secolo, la famiglia normanna Drengot Quarrel conquistò il territorio alifano e l'episcopato acquistò notevole importanza. Nel 1131 secondo Rainulfo, conte di Alife, Caiazzo e Sant'Agata de' Goti, chiese e ottenne dall'antipapa Anacleto II le reliquie di San Sisto I papa e martire, divenuto poi protettore della città e della diocesi. A lui fu dedicata la cattedrale, che nel corso dei secoli ha subito numerose trasformazioni e ricostruzioni e attualmente è dedicata a Santa Maria Assunta.

I vescovi del XII secolo noti in storiografia sono Roberto, Pietro, Baldovino e Landolfo. Altre figure di vescovi che emersero durante il medioevo furono: Alferio de Alferis, eletto vescovo nel 1252 e trasferito nel 1254 a Viterbo; e (della stessa famiglia) Giovanni de Alferis, grazie al quale fu salvato il prezioso manoscritto Gli arcani historici, dello zio Niccolò Alunno, gran consigliere del re Ladislao.

Nel febbraio 1417 il vescovo Angelo Sanfelice emanò decreti per la disciplina del clero e contestualmente «segnalò la gravità della condizione del clero locale dedito al gioco e al vino, simoniaco e concubinario, sacrilego e rissoso».[7]

A partire dal XVI secolo la città di Alife visse un periodo di declino, a causa prima del terremoto del 1456, poi per la distruzione della città ad opera delle truppe spagnole di Filippo II nel 1561; per questi motivi i vescovi iniziarono a risiedere sempre più stabilmente a Piedimonte d'Alife, a partire da Diego Gilberto Nogueras (1561-1566).

Dopo il concilio di Trento, i vescovi cercarono di applicare in diocesi i decreti di riforma, ma questi loro tentativi si scontrarono con i privilegi acquisiti del clero alifano e gli interessi dei signori locali. Gli scontri furono sempre frequenti e in alcuni momenti drammatici, come nel caso del vescovo Domenico Caracciolo, ucciso a fucilate la notte tra il 14 e il 15 ottobre 1675.

«Notevolissima nella prima parte del XVII secolo è la figura di monsignor Pietro Paolo de' Medici (1639- 1656), impegnato nella formazione del clero e nella catechesi dei fedeli, anche attraverso opere di edilizia sacra e di assistenza».[7] Il 10 giugno 1651 fondò il seminario diocesano a Castello d'Alife, grazie all'eredità di un munifico benefattore; successivamente, il vescovo Giuseppe de Lazzara (1676-1702) lo trasferì nell'attuale sede di Piedimonte.

Il 27 giugno 1818 papa Pio VII soppresse la diocesi di Alife con la bolla De utiliori unendone il territorio a quello della diocesi di Telese; la diocesi alifana tuttavia fu ripristinata il 14 dicembre 1820 con la bolla Adorandi dello stesso papa, che la unì aeque principaliter alla diocesi di Telese; l'unione ebbe effetto solo alla morte del vescovo Emilio Gentile il 24 febbraio 1822.

Il 6 luglio 1852, con la bolla Compertum nobis di papa Pio IX, ebbe termine l'unione con Telese, e Gennaro Di Giacomo, già vescovo delle sedi unite, optò per Alife ponendo la sua sede, come avevano fatto i suoi predecessori, a Piedimonte.

«Particolarmente singolare è la figura del vescovo Gennaro Di Giacomo negli anni dell'unificazione italiana, le cui operazioni militari toccarono direttamente la diocesi di Alife. Monsignor Di Giacomo offrì diretta collaborazione al nuovo Regno d'Italia tanto da essere ricevuto, primo vescovo del Meridione, da Vittorio Emanuele II che nel 1863 lo nominò senatore del regno. I suoi interventi parlamentari e le posizioni nazionaliste assunte provocarono la richiesta di rinunzia da parte della Santa Sede e il divieto a risiedere in diocesi.»[7]

Nel corso del XX secolo si distinse la figura del vescovo Luigi Novello, all'epoca dell'occupazione tedesca; seguito da Virginio Dondeo, che si impegnò nella ricostruzione spirituale e morale della diocesi, poi vescovo di Orvieto, e Raffaele Pellecchia, divenuto in seguito arcivescovo coadiutore di Sorrento, che partecipò al concilio Vaticano II.

Al momento dell'unione con Caiazzo, la diocesi di Alife comprendeva i comuni di Alife, Piedimonte Matese, San Potito Sannitico, Castello del Matese, Raviscanina, Letino, Ailano, Sant'Angelo d'Alife, Prata Sannita, San Gregorio Matese, Pratella, Valle Agricola, e le frazioni di Calvisi e di Carattano nel comune di Gioia Sannitica.

La statua lignea di santo Stefano Minicillo conservata a Macerata Campania.

Secondo un'antica leggenda popolare, l'evangelizzazione della città di Caiazzo sarebbe stata opera dell'apostolo Pietro o di San Prisco, uno dei settanta discepoli, che ne sarebbe stato anche il primo vescovo. La leggenda si collegherebbe al viaggio che fece San Pietro da Napoli per raggiungere Roma e si appoggia sui resti di un antico tempio sotterraneo ritrovati sotto la settecentesca chiesa parrocchiale di San Pietro del Franco. Secondo altre tradizioni il primo vescovo caiatino sarebbe stato Arigisio, vissuto in epoca incerta.[8]

Il primo vescovo storicamente documentato è Orso, menzionato in un diploma di Giovanni di Capua del 966 circa, nel quale il metropolita capuano delimitò i confini della diocesi di Caiazzo. Alla sua morte, l'arcivescovo Gerberto e il principe di Capua Pandolfo Testadiferro elessero Stefano Minicillo, già rettore della chiesa del Santissimo Salvatore Maggiore in Capua. Fu lo stesso arcivescovo metropolita a consacrarlo vescovo: il 1º novembre 979, con atto pubblico e solenne, Gerberto riconfermò i confini della diocesi di Caiazzo, affidata all'eletto e consacrato vescovo Stefano, al quale dava particolari indicazioni riguardanti la sua missione episcopale in quella terra. La bolla del 1º novembre è stato un vero e proprio atto di costituzione ufficiale della diocesi di Caiazzo per apostolicam istitutionem suo archepiscopatui subiecta.[9]

Dopo Stefano Minicillo si possono ricordare: san Ferdinando d'Aragona di origine spagnola, che fu vescovo dal 1070 al 1082; Costantino, documentato sul finire dell'XI secolo in occasione della traslazione delle reliquie di san Menna, il cui racconto da le prime informazioni sulla cattedrale caiatina; Stazio, che nel 1133 ricevette da papa Innocenzo II una bolla di conferma dei suoi privilegi e dei suoi diritti sulla diocesi; Guglielmo I, che nel 1166 circa fu deposto da papa Alessandro III per simonia; Guglielmo II, che prese parte al concilio lateranense del 1179; Doferio, trasferito nel 1189 sulla cattedra arcivescovile di Bari.

«Nel Quattrocento, in sincronia con l'apogeo del feudo di Caiazzo, la diocesi conobbe un periodo caratterizzato da vescovi di grande rilievo. Il successivo decadimento di importanza feudale di Caiazzo coincise con nomie vescovili di prelati appartenenti a famiglie nobili sempre meno in vista, rispetto alle vicende complessive del Regno di Napoli. Oratio Acquaviva d'Aragona e Paolo Filomarino furono gli ultimi vescovi ad essere rampolli di grandi stirpi.»[10]

Nel Cinquecento si distinsero in particolare Fabio Mirto Frangipane (1537-1572), presentato da san Carlo Borromeo, che fu segretario del concilio di Trento e fondò il seminario diocesano nel 1564; e Ottavio Mirto Frangipani (1572-1592), che dopo essere stato vescovo di Caiazzo fece una discreta carriera ecclesiastica, abate di San Benedetto di Capua, governatore di Bologna, quindi nunzio apostolico a Colonia e infine arcivescovo di Taranto.

Nel corso del XVII secolo è da ricordare il vescovo Filippo Benedetto (1623-1641) sia per le sue doti di pastore che per aver fatto costruire a sue spese le mura cittadine; a lui si deve anche il restauro e l'ampliamento del seminario, restaurato ulteriormente da Giacomo Falconi nel 1721.

Tra Settecento e Ottocento la diocesi visse oltre trent'anni di sede vacante. Furono queste le premesse della sua soppressione, decisa da papa Pio VII con la bolla De utiliori del 27 giugno 1818, con la quale si dava seguito al concordato tra il Regno delle Due Sicilie e la Santa Sede. Il territorio caiatino fu annesso a quello della diocesi di Caserta.

L'arcivescovo di Capua, Francesco Serra-Cassano, cercò di ripristinare l'antica sede; nell'agosto 1831, infatti, i fedeli di Caiazzo ricorsero al re di Napoli Ferdinando II per il ripristino della loro soppressa diocesi. Il sovrano reputò giusto rivolgersi all'arcivescovo metropolita di Capua, il solo competente per risolvere la delicata questione. Francesco Serra-Cassano, dopo un mese dalla sua creazione a cardinale, prese molto a cuore la questione e con molta determinazione trattò con la Sede Apostolica per ben diciotto anni. Il 16 dicembre 1849, con la bolla Si semper optandum, papa Pio IX ristabilì la diocesi di Caiazzo, dichiarandola suffraganea dell'arcidiocesi di Capua. Con la stessa bolla, papa Pio IX nominò amministratore apostolico della diocesi di Caiazzo l'arcivescovo capuano, che di impegnò a corrispondere al vescovo di Caserta una pensione annua di 3000 ducati. Serra-Cassano prese possesso canonico come amministratore apostolico il 13 gennaio 1850.[11]

Due anni dopo, il 15 marzo 1852, fu nominato il primo vescovo della restaurata diocesi, il sessantaquattrenne Gabriele Ventriglia, già vescovo di Crotone ed originario di Curti, il quale era stato consacrato vescovo dallo stesso cardinale Serra-Cassano nella cattedrale di Capua il 24 giugno 1849.

In tempi recenti la figura Nicola Maria Di Girolamo, vescovo dal 1922 al 1963, ebbe un grande impatto nella diocesi di Caiazzo, il suo episcopato coprì il difficile periodo della Seconda guerra mondiale; fece celebrare due sinodi e due congressi eucaristici, l'ultimo dei quali nel 1935 coincise con il millenario della nascita di Santo Stefano. Prima di morire Di Girolamo partecipò anche alle prime sessioni del concilio Vaticano II. Dopo la sua morte, nel 1963, per quindici anni la diocesi fu affidata in amministrazione apostolica all'arcivescovo di Capua Tommaso Leonetti.

Al momento dell'unione con Alife, la diocesi di Caiazzo comprendeva 25 parrocchie nei comuni di Caiazzo, Formicola, Ruviano, Liberi, Dragoni, Castel di Sasso, Baia e Latina, Castel Campagnano, Pontelatone, Piana di Monte Verna e Alvignano.[12]

Alife-Caiazzo

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Fra gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo le due diocesi rimasero a lungo vacanti, fino all'8 aprile 1978 quando Angelo Campagna fu nominato, con due bolle distinte[13], vescovo di entrambe le sedi, che furono così unite in persona episcopi.

Il 13 aprile 1979 le due diocesi sono entrate a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Napoli.[14]

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, le due sedi di Alife e Caiazzo sono state unite con la formula plena unione e la circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.

Nel mese di ottobre 2016 hanno preso il via le prime fasi del sinodo diocesano, il primo da quando le due diocesi sono state unite; il sinodo si è chiuso nel mese di settembre 2017.

È unita in persona episcopi alla diocesi di Teano-Calvi, dal 26 febbraio 2021, e alla diocesi di Sessa Aurunca, dal 23 febbraio 2023.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Alife

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Vescovi di Caiazzo

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  • Orso I † (menzionato nel 966/967)[29]
  • Santo Stefano Minicillo † (1º novembre 979 ordinato - 29 ottobre 1021 o 1023 deceduto)[30]
  • San Ferdinando d'Aragona † (1070 - 27 giugno 1082 deceduto)
  • Costantino † (prima del 1098 - dopo il 1100)[31]
  • Pietro I † (menzionato nel 1106)[32]
  • Tommaso † (menzionato nel 1109)[33]
  • Orso II † (prima del 1117 - dopo il 1123)
  • Stazio † (prima del 1133 - dopo il 1134)[34]
  • Guglielmo I † (1155 - 1166 deposto)
  • Guglielmo II † (prima del 1170 - 9 gennaio 1181 deceduto)[35]
  • Doferio † (prima di settembre 1183 - 1189 nominato arcivescovo di Bari)[36]
  • Giovanni I † (prima del 1195 - 1º settembre 1224 deceduto)[35]
  • Giacomo Almundi † (1225 - 1253)[35]
  • Nicola Minade † (1254 - 1257)[35]
  • Andrea Riccardi † (1257 - 1272 deceduto)[35]
  • Giovanni di Aversa † (30 aprile 1274 - 23 agosto 1275 deceduto)[35]
  • Andrea de Ducenta † (1276 - 26 febbraio 1283 deceduto)[35]
  • Gerardo da Narni † (1283 - 18 settembre 1293 deceduto)
  • Pietro II † (febbraio 1294 - 26 giugno 1308 deceduto)
  • Giovanni II † (21 dicembre 1308 - prima del 27 aprile 1309 deceduto)
  • Tommaso de Pascasio † (prima del 27 aprile 1309 - 14 agosto 1333 deceduto)
  • Giovanni Mottola † (20 ottobre 1333 - 21 aprile 1356 deceduto)
  • Ruggero Valenti, O.F.M. † (27 giugno 1362 - 3 marzo 1375 deceduto)
  • Francesco Zancati † (9 aprile 1375 - 1378 ? deposto)
    • Bartolomeo da Todi, O.F.M. † (16 dicembre 1383 - ? deceduto) (antivescovo)
    • Andrea di Amandola, O.F.M. † (11 luglio 1393 - ?) (antivescovo)
  • Bartolomeo † (1379 - circa 1391 deceduto)
  • Giovanni Antonello Gattoli † (11 gennaio 1391 - 13 ottobre 1393 deceduto)
  • Francesco † (13 ottobre 1393 - ottobre 1404 deceduto)
  • Andrea Serao † (17 novembre 1404 - 12 giugno 1422 deceduto)
  • Giovanni d'Aversa † (6 luglio 1422 - 24 gennaio 1445 deceduto)
  • Antonio d'Errico † (23 marzo 1446 - 24 aprile 1472 deceduto)
  • Giuliano Mirto Frangipane † (11 maggio 1472 - 16 giugno 1480 nominato vescovo di Tropea)
  • Giacomo de Luciis † (16 giugno 1480 - dopo il 1503 deceduto)
  • Vincio Maffa † (9 luglio 1507 - 1517 deceduto)
  • Galeazzo Butrigario † (10 dicembre 1518 - 1518 deceduto)
  • Bernardino de Prato † (1º giugno 1520 - 1522 deceduto)
  • Vianesio Albergati † (29 ottobre 1522 - ottobre 1527 deceduto)
  • Ascanio Parisani † (3 gennaio 1528 - 24 maggio 1529 nominato vescovo di Rimini)
  • Alessandro Mirto † (18 giugno 1529 - 10 luglio 1537 dimesso)
  • Fabio Mirto Frangipani[37] † (10 luglio 1537 - 5 novembre 1572 nominato arcivescovo di Nazareth)
  • Ottavio Mirto Frangipani † (19 novembre 1572 - 9 marzo 1592 nominato vescovo di Tricarico)
  • Orazio Acquaviva, O.Cist. † (12 giugno 1592 - 13 giugno 1617 deceduto)
  • Paolo Filomarino, C.R. † (18 settembre 1617 - 27 maggio 1623 deceduto)
  • Filippo Benedetto de Sio, O.F.M. † (8 dicembre 1623 - 21 ottobre 1641 nominato vescovo di Boiano)
  • Sigismondo Taddei † (27 novembre 1641 - 4 dicembre 1647 deceduto)
  • Francesco Perrone † (23 novembre 1648 - 2 ottobre 1656 deceduto)
  • Giuseppe Petagna † (15 gennaio 1657 - 12 settembre 1679 deceduto)
  • Giacomo Villani † (27 novembre 1679 - 5 novembre 1690 deceduto)
  • Francesco Bonesana, C.R. † (24 marzo 1692 - 14 novembre 1695 nominato vescovo di Como)
  • Maioranus Figlioli † (20 febbraio 1696 - 27 maggio 1712 deceduto)
    • Sede vacante (1712-1718)
  • Giacomo Falconi † (14 marzo 1718 - 28 agosto 1727 deceduto)
  • Costantino Vigilante † (26 novembre 1727 - 27 aprile 1754 deceduto)
  • Giuseppe Antonio Piperni † (22 luglio 1754 - 14 ottobre 1780 deceduto)
    • Sede vacante (1780-1792)
  • Filippo d'Ambrogio † (27 febbraio 1792 - 3 aprile 1799 deceduto)
    • Sede vacante (1799-1818)
    • Sede soppressa (1818-1850)
  • Gabriele Ventriglia † (15 marzo 1852 - 10 dicembre 1859 deceduto)
  • Luigi Riccio † (23 marzo 1860 - 9 novembre 1873 deceduto)
  • Giuseppe Spinelli † (15 giugno 1874 - 14 novembre 1883 deceduto)
  • Raffaele Danise, M.I. † (24 marzo 1884 - 8 gennaio 1898 deceduto)
  • Felice de Siena † (24 marzo 1898 - 26 gennaio 1902 deceduto)
  • Federico de Martino † (20 giugno 1902 - 30 novembre 1908 nominato vescovo di Castellaneta)[38]
  • Adolfo Turchi † (30 giugno 1909 - 8 settembre 1914 nominato segretario della Congregazione per i religiosi[39])
  • Luigi Ermini † (4 dicembre 1914 - 13 giugno 1921 nominato vescovo di Fabriano e Matelica)
  • Nicola Maria di Girolamo † (16 agosto 1922 - 5 luglio 1963 deceduto)
    • Sede vacante (1963-1978)
  • Angelo Campagna † (8 aprile 1978 - 30 settembre 1986 nominato vescovo di Alife-Caiazzo)

Vescovi di Alife-Caiazzo

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La diocesi nel 2022 su una popolazione di 61.300 persone contava 60.800 battezzati, corrispondenti al 99,2% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
diocesi di Alife
1959 36.247 36.257 100,0 47 35 12 771 17 97 20
1970 36.596 36.670 99,8 37 33 4 989 4 19
1980 46.810 46.880 99,9 39 25 14 1.200 23 86 20
diocesi di Caiazzo
1959 35.000 35.000 100,0 40 37 3 875 4 40 36
1959 31.500 31.500 100,0 43 40 3 732 3 36 35
1970 35.595 35.620 99,9 70 37 3 889 3 40 36
1980 35.900 37.400 96,0 32 28 4 1.121 4 12 36
diocesi di Alife-Caiazzo
1987 63.200 65.000 97,2 61 43 18 1.036 19 90 56
1999 68.500 70.000 97,9 68 48 20 1.007 20 60 44
2000 68.500 70.000 97,9 68 48 20 1.007 20 54 43
2001 68.500 70.000 97,9 62 52 10 1.104 1 10 48 44
2002 67.500 69.000 97,8 60 53 7 1.125 2 7 48 44
2003 68.500 69.000 99,3 63 56 7 1.087 1 7 48 44
2004 67.600 69.000 98,0 61 51 10 1.108 1 11 48 44
2006 70.200 70.500 99,6 57 48 9 1.231 4 25 46 44
2012 69.572 70.000 99,4 56 47 9 1.242 6 16 28 44
2015 68.500 70.800 96,8 62 53 9 1.104 4 27 20 44
2018 62.000 62.200 99,7 50 44 6 1.240 6 32 35 44
2020 61.200 61.800 99,0 48 41 7 1.275 ? 27 43 44
2022 60.800 61.300 99,2 50 44 6 1.216 6 20 43 44
  1. ^ Fa eccezione la frazione di Mastrati, che appartiene alla diocesi di Isernia-Venafro.
  2. ^ La restante parte appartiene alla diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti.
  3. ^ Federico Marazzi, La cristianizzazione di Alife, in Stefania Capini, Patrizia Curci e Maria Romana Picuti, Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica. Vol. III. Regio IV: Alife, Bojano, Sepino, Parigi, 2015.
  4. ^ a b (FR) Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, pp. 444-445.
  5. ^ A. Parma, Severus, un misconosciuto vescovo di Allifae: sulle tormentate vicende dell'edizione di CIL IX, 2332, in AION, 11-12, 2004-2005, pp. 9-12.
  6. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, pp. 54-55, nº 15.
  7. ^ a b c Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  8. ^ Ughelli, Italia sacra, vol. VI, col. 441.
  9. ^ Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, Napoli, ed. Ottavio Beltrano, 1630, pp. 571-572.
  10. ^ Caiola, Di Lorenzo, Sparano, La diocesi di Caiazzo: storia in età tardo medievale e moderna…, p. 46.
  11. ^ Felice Provvisto, Il Cardinale Francesco Serra di Cassano e una sua lettera in difesa della Chiesa di Capua, in Studi in onore di Mons. Luigi Diligenza, a cura di Antonio Ianniello, Aversa, ed. Fabozzi, 1989, pp. 231-234.
  12. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 244, 20 ottobre 1986, pp. 4-5. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 25 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale dell'11 ottobre 1986 su richiesta del vescovo di Caiazzo del 13 settembre precedente.
  13. ^ (LA) Provisio ecclesiarum, AAS 70 (1978), p. 299.
  14. ^ (LA) Bolla Quamquam Ecclesia, AAS 71 (1979), pp. 562-563.
  15. ^ Dopo Claro, Francesco Saverio Finelli (Città di Alife e diocesi, Cenni storici, Scafati, 1928) inserisce alcuni vescovi ignoti a tutti gli altri autori e di dubbia autenticità: tre anonimi al 750, 770 e 865, Paolo al 779 e Leone al 978. In particolare Leone non fu vescovo di Alife, ma di Sora (Hans-Walter Klewitz, Zur geschichte der bistums organization Campaniens und Apuliensim 10. und 11. Jahrhundert, in Quellen und Forschungen aus italienischen archiven und bibliotheken, XXIV (1932-33), pp. 44-45). Su Paolo, Finelli sbaglia la datazione del diploma e il vescovo documentato non è dell'VIII, ma del X secolo. Secondo Marrocco, i tre anonimi sono da escludere, perché si presuppone la loro esistenza in occasione di eventi storici legati ad Alife; ma in realtà nessun documento coevo li nomina.
  16. ^ a b Klewitz, Zur geschichte der bistums organization Campaniens und Apuliensim…, p. 45.
  17. ^ Questo vescovo è documentato da un'epigrafe sulla cui autenticità Klewitz si mostra dubbioso; inserito dai diversi autori prima o dopo Arechi.
  18. ^ Incerta è l'attestazione di questo vescovo per il 1061, quando avrebbe preso parte al concilio provinciale indetto dal metropolita Uldarico di Benevento; la bolla rilasciata dal concilio non menziona affatto il vescovo Arechi (Italia sacra, X, seconda parte, coll. 507-509) e secondo Kehr e altri autori l'elenco delle diocesi ivi menzionate è frutto di un'interpolazione successiva (Kehr, Italia pontificia, IX, p. 84 nº 7; Klewitz, Zur geschichte der bistums organization Campaniens und Apuliensim…, p. 14, nota 2).
  19. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 114. Questo vescovo, come riferisce Kehr, è documentato in due soli diplomi del 1098 e 1100. L'autore non conosce nessun altro vescovo Roberto.
  20. ^ Di questo vescovo, menzionato da Finelli (Città di Alife e diocesi, Cenni storici) che gli attribuisce le date 1126-1142, tacciono tutti gli autori. Secondo Finelli, Roberto è menzionato in una lettera di papa Onorio II (1124-1130); in realtà, come documentano Kehr e Kamp, la lettera era di papa Onorio III (1216-1227) e il nome di Roberto non appare. Marrocco ritiene che si tratti di un solo vescovo di nome Roberto, documentato dal 1098 al 1039.
  21. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 114.
  22. ^ a b c d e f Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. I, pp. 217–222.
  23. ^ Come riferisce Kamp, tra marzo e ottobre 1239 la diocesi risulta essere vacante e amministrata da un procuratore.
  24. ^ Questo vescovo Giovanni è documentato da Eubel, ma ignoto a Ughelli, Gams e Marrocco, che fanno succedere a Bertrando il vescovo Andrea.
  25. ^ Nominato vescovo titolare di Tiberiopoli.
  26. ^ Nominato vescovo titolare di Cesarea di Numidia.
  27. ^ Contestualmente nominato arcivescovo titolare, titolo personale, di Arpi.
  28. ^ Dal 29 maggio 1967 al 1978 fu amministratore apostolico Vito Roberti, vescovo di Caserta, vedi Vescovi alifani dal XVII al XX secolo
  29. ^ Prima di Orso, Ughelli cita il vescovo Gisulfo nel 776, che tuttavia non fu vescovo di Caiazzo (Caiatia), ma di Galazia (Calatia). Regii Neapolitani archivi monumenta. Documenti del regio archivio napoletano, II edizione con testi tradotti a cura di Giacinto Libertini, vol. II (948-980), Istituto di Studi Atellani, 2011, p. 216.
  30. ^ Ughelli (Italia sacra, vol. VI, col. 445) inserisce il vescovo Giacinto, documentato nel 1024, dopo san Ferdinando d'Aragona. Coletti, continuatore di Ughelli e autore del volume X dell'Italia sacra, aggiunge che un Giacinto episcopus Calatinus è documentato in un diploma di Gerardo di Isernia del 1047 (Italia sacra, X, col. 222). Anche Giacinto fu un vescovo di Galazia e non di Caiazzo (Regii Neapolitani archivi monumenta. Documenti del regio archivio napoletano, p. 217).
  31. ^ Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 272, nnº 1-2.
  32. ^ Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 272, nº 2, nota.
  33. ^ Vescovo inserito da Ughelli (Italia sacra, VI, col. 446) al 1109 senza alcun riferimento documentario o biografico: Thomas anno 1109 vivebat.
  34. ^ Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 272, nº 3, nota.
  35. ^ a b c d e f g Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. I, pp. 151–156.
  36. ^ Norbert Kamp, v. Doferio, Dizionario biografico degli italiani, vol. 40, 1991. Doferio fu eletto dal capitolo della cattedrale di Bari tra ottobre 1188 e maggio 1189, e confermato dalla Santa Sede nel corso del 1189.
  37. ^ Frangipani, Fabio Mirto, su treccani.it. URL consultato il 12 maggio 2016.
  38. ^ AAS 1 (1909), p. 436.
  39. ^ Contestualmente nominato vescovo titolare di Canopo.
  40. ^ Dal 30 aprile 2019 al 14 marzo 2021, giorno della presa di possesso di Giacomo Cirulli, è stato amministratore apostolico Orazio Francesco Piazza, vescovo di Sessa Aurunca.

Diocesi di Alife

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Diocesi di Caiazzo

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