Ida Lupino

Ida Lupino

Ida Lupino (Londra, 4 febbraio 1918[1]Burbank, 3 agosto 1995) è stata un'attrice, regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica inglese.

Fu una delle poche donne a lavorare negli anni cinquanta come regista. Spesso indicata come femminista, toccò nei propri film argomenti controversi per l'epoca, come la gravidanza non desiderata, lo stupro, la bigamia. È ricordata anche per essere stata la seconda donna a diventare membro della Directors Guild of America.[2]

Ida Lupino, dalla data di nascita incerta, nacque in una famiglia inglese dedita da generazioni all'arte dello spettacolo. Di antiche origini italiane, la famiglia discendeva da un certo Giorgio Luppino, un attore e burattinaio,[3] che rese noto al pubblico inglese il personaggio della commedia dell'arte italiana di Pulcinella che, trasformato in inglese, divenne Punchinello o Punch[senza fonte]. Attori, ballerini, clown, acrobati, la famiglia Lupino ebbe importanti protagonisti nello spettacolo come il figlio di Giorgio, il mimo George William (1632-1693), così come Thomas William (1791-1859) acrobata che si esibì al Covent Garden e all'Astley's Circus di Philip Astley, il creatore del circo moderno. Nel 1850, col matrimonio di Louisa Lane con John Drew, i Lupino/Lane si imparentarono con un'altra famosa famiglia teatrale, i Drew.

L'attrice negli anni 40

Incoraggiata dai suoi stessi genitori, gli attori Connie Emerald e Stanley Lupino, oltre che dallo zio Lupino Lane, Ida continuò la tradizione di famiglia iscrivendosi alla Royal Academy of Dramatic Art (RADA) di Londra nel 1931. La bambina aveva dimostrato fin da giovane uno spiccato talento. Viene spesso ricordato che a soli sette anni scrisse e diresse uno spettacolo teatrale per la scuola intitolato Mademoiselle.[4] Esordì in teatro e nel cinema ad appena quattordici anni, nel film Altalena d'amore di Allan Dwan (1932). L'occasione della sua prima interpretazione cinematografica fu casuale: Ida aveva accompagnato la madre che avrebbe dovuto sostenere un provino per una parte nel film di Dwan, e invece fu scelta la figlia che ottenne subito un buon successo, tanto da interpretare in Inghilterra altre cinque pellicole. Trasferitasi a Hollywood nell'agosto 1933, con un contratto per la Paramount, iniziò la carriera interpretando parti secondarie, come in Sogno di prigioniero (1935) di Henry Hathaway fino a raggiungere la notorietà con La luce che si spense (1939) di William A. Wellman, dopo una prova apprezzabile anche nella commedia brillante Artisti e modelle (1937) di Raoul Walsh.[5]

Scritturata dalla Warner Bros., iniziò una collaborazione artistica con Raoul Walsh, grazie alla quale negli anni quaranta recitò in Strada maestra (1940) e nel noir Una pallottola per Roy (1941), con Humphrey Bogart, un film gangster con toni introspettivi, intriso di malinconia (di cui lo stesso Walsh realizzerà un remake in versione western, Gli amanti della città sepolta, del 1949). In questo film si ebbe la definitiva consacrazione di Bogart, ma la Lupino, come avvenne anche in Strada maestra, non sfigurò di fronte alla recitazione incisiva di Bogart e riuscì a stargli alla pari e talvolta a metterlo in ombra.[6] Negli stessi anni, la Lupino si distinse come interprete nei film Il lupo dei mari (1941) di Michael Curtiz e Fuori dalla nebbia (1941) di Anatole Litvak, ottenendo nel 1943 il premio della critica cinematografica newyorkese per The Hard Way di Vincent Sherman.

Nel 1949, sospesa dal lavoro dalla Warner Bros., Ida Lupino casualmente ottenne di sostituire il regista Elmer Clifton, che si era ammalato durante le riprese del film Non abbandonarmi. Con Collier Young, allora suo marito, creò la Emerald Productions, rinominata poi The Filmmakers, che produrrà film con temi molto delicati per l'epoca, affidandone l'interpretazione a giovani attori di talento. I film da lei diretti fondono l'immaginario e il linguaggio visivo del noir e del melodramma,[7] La Lupino abbandonò temporaneamente la recitazione, dedicandosi alla sceneggiatura di film con personaggi femminili inseriti in situazioni violente e drammatiche (tradimenti, gravidanze indesiderate, abusi familiari, stupro, ...), spesso volutamente trascurate nella considerazione del pubblico cinematografico che preferiva temi più leggeri.

Nel 1950 divenne, dopo Dorothy Arzner, la seconda donna a diventare membro della Directors Guild of America, la corporazione di registi cinematografici e televisivi statunitensi.[8] Il primo film in cui venne accreditata ufficialmente come regista fu Never Fear (1950), nel quale la poliomielite colpisce e distrugge la vita a una ballerina. Sempre del 1950 fu La preda della belva, incentrato sulla storia di una giovane stuprata poco prima delle nozze. Nel 1951 diresse Hard, Fast and Beautiful, film in cui una madre ambiziosa riversa sulla figlia le sue delusioni costringendola a intraprendere la carriera di tennista. Nel 1953 girò La belva dell'autostrada, un thriller con protagonisti due uomini d'affari che durante un viaggio danno un passaggio in auto a un criminale psicopatico, che si servirà di loro come ostaggi per la sua fuga. Questo film fu il primo film Thriller girato da una donna.[9] Nello stesso anno, diresse e interpretò La grande nebbia, dove affrontò apertamente il delicato tema della bigamia. Autorevole ma al tempo stesso affascinante, i ragazzi della troupe la chiamavano Mother, intimoriti dalla sua presenza dietro la macchina da presa. Sulla sua sedia da regista vi era scritto "La madre di tutti noi".[10]

Ripresa la recitazione, Ida Lupino apparve ancora nel film su Hollywood Il grande coltello (1955) di Robert Aldrich, e in Quando la città dorme (1956) di Fritz Lang. Ancora come regista, nel 1966 diresse Rosalind Russell in Guai con gli angeli, film ispirato a un romanzo di Jane Trahey, in cui si narrava la vita di alcune giovani in un collegio di suore, una delle quali prenderà i voti. Nel 1972 interpreterà L'ultimo buscadero di Sam Peckinpah con Steve McQueen, mentre la pellicola Il cibo degli dei di Bert I. Gordon vedrà la sua ultima apparizione sullo schermo nel 1976.

Dagli anni '60, Ida Lupino si impegnò quasi esclusivamente nelle regie televisive di serial come Vita da strega, Ai confini della realtà, Alfred Hitchcock presenta, Gli intoccabili, Boris Karloff's Thriller, Il fuggiasco (ritrasmessa in Italia nel 2005), Il fantasma e la signora Muir. Dal gennaio 1957 al settembre 1958 fu anche protagonista del serial televisivo autobiografico Mr. Adams and Eve. Partecipò alla puntata 20 della prima stagione (1976/1977) di Charlie's Angels come special guest star, interpretando una vecchia gloria del cinema.

Ida Lupino nel 1979

Ida Lupino si sposò tre volte: con l'attore Louis Hayward, col produttore Collier Young e con l'attore Howard Duff, dal quale nel 1952 ebbe la figlia Bridget.

L'attrice-regista morì di ictus mentre era in cura per un cancro al colon nella sua abitazione di Burbank, a Los Angeles, il 3 agosto 1995, all'età di 77 anni.[11] Le sue memorie, Ida Lupino: Beyond the Camera, furono editate dopo la sua morte e pubblicate dalla scrittrice Mary Ann Anderson.[12]

  • Ida Lupino fu una delle prime donne regista a imporsi in un universo cinematografico prevalentemente maschile, tanto che è stata vista come una femminista ante litteram e forse, come si è scritto, «per questo la sua stella ha sempre brillato nell'ombra».[13]
  • Martin Scorsese disse di lei: «C'è una sensazione di dolore, di panico e di crudeltà che colora ogni inquadratura di questi film, (...) Le sue eroine hanno sempre una grande dignità, così come la sua opera cinematografica. Contrassegnata dallo spirito di resistenza, con una straordinaria empatia per gli esseri fragili e per i cuori spezzati».[14]

Doppiatrici italiane

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  1. ^ Citato in Births Mar 1918, Camberwell Vol.1d, p. 1019. L'indice porta come cognome Lupine.
  2. ^ Ida Lupino, su treccani.it. URL consultato il 23 febbraio 2024.
  3. ^ (EN) Lupino family, su Britannica. URL consultato il 9 ottobre 2024.
  4. ^ Cary O'Dell, Women Pioneers in Television: Biographies of Fifteen Industry Leaders, McFarland, 1997, p. 165, ISBN 9780786401673.
  5. ^ Phillip Sipiora, Ida Lupino, Filmmaker, Bloomsbury Publishing USA, 2021, p. 38, ISBN 9781501352102.
  6. ^ Pino Bertelli, Dolci sorelle di rabbia. Cento anni di cinemadonna, Belforte Cultura, 2005.
  7. ^ Veronica Pravadelli, Le donne del cinema: Dive, registe, spettatrici, Laterza, 2014, ISBN 9788858112557.
  8. ^ Virginia Wright Wexman, Hollywood's Artists: The Directors Guild of America and the Construction of Authorship, Columbia University Press, 2020, p. 83, ISBN 9780231551434.
  9. ^ Justin Wyatt e W.D. Phillips, Capitolo 6, in Screening American Independent Film, Taylor & Francis, 2023, ISBN 9781000872743.
  10. ^ Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, Bambole perverse, La nave di Teseo, 2018, ISBN 9788893447591.
  11. ^ Ida Lupino, 77; Actress, Pioneer Director [collegamento interrotto], su ic.galegroup.com.ezp.pasadena.edu, Albany Times. URL consultato il 10 giugno 2012.
  12. ^ Ida Lupino: Beyond the Camera – New from BearManor Media, su tcm.com, Turner Classic Movies. URL consultato il 9 marzo 2013.
  13. ^ LiberaEva Magazine, su liberaeva.com. URL consultato il 25 giugno 2020.
  14. ^ Scorsese Martin, Il bello del mio mestiere. Scritti sul cinema, Minimum Fax, 2013, ISBN 9788875215613.
  • Pino Bertelli, Dolci sorelle di rabbia. Cento anni di cinemadonna,Editore: Belforte Cultura, Collana: I 400 colpi, 2005 ISBN 88-89183-03-9
  • Martin Scorsese, Il bello del mio mestiere, a cura di Andreina Lombardi Bom, collana Minimum Fax cinema, minimum fax, 2010, ISBN 978-88-7521-561-3.
  • Veronica Pravadelli, Le donne del cinema, collana Biblioteca universale Laterza, 2ª ed., Editori Laterza, 2014, ISBN 978-88-581-1255-7.
  • Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri, Bambole perverse. Le ribelli che sconvolsero Hollywood, collana I fari, La nave di Teseo, 2018, ISBN 978-88-9344-720-1.
  • Gianni Di Claudio, Il cinema north by northwest. Storia del cinema giallo, poliziesco, gangster film, noir, spy story, thriller, Libreria Univ. Editrice, 2001, ISBN 978-88-86619-07-3.
  • Paola Casella, Hollywood Italian, Dalai Editore, 1998, ISBN 978-88-8089-526-8.
  • (EN) Ida Lupino e Mary Ann Anderson, Ida Lupino: Beyond the Camera, BearManor Media, 3 dicembre 2011, ISBN 978-1-59393-672-3.
  • (EN) William Donati, Ida Lupino: A Biography, Univ Pr of Kentucky, 1996 [11 febbraio 2000], ISBN 978-0-8131-0982-4.
  • (EN) Therese Grisham e Julie Grossman, Ida Lupino, Director: Her Art and Resilience in Times of Transition, 9ª ed., Rutgers Univ Pr, 30 maggio 2017, ISBN 978-0-8135-7490-5.
  • (EN) Annette Kuhn, Queen of the 'B's: Ida Lupino Behind the Camera, collana Cinema Voices S., Flicks Books, 1º luglio 1995, ISBN 978-0-948911-84-2.

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