Lajos Czeizler

Lajos Czeizler
Czeizler a fine anni 30 del XX secolo
Nazionalità Bandiera dell'Ungheria Ungheria
Calcio
Ruolo Allenatore (ex attaccante)
Termine carriera 1964
Carriera
Squadre di club1
1908-1919MTK Budapest? (?)
19??Germania Schwechat? (?)
Carriera da allenatore
1923-1926ŁKS
1927-1928Udinese
1928-1930Faenza
1930-1931LazioGiovanili
1932-1933Catania
1933-1934Casale
1935-1936ŁKS
1937-1938Karlskoga IF
1939Hallstahammars SK
1940Västerås SK
1942-1948IFK Norrköping
1949-1952Milan[1]
1952-1953PadovaD.T.
1953-1954Bandiera dell'Italia ItaliaComm. tecnica
1954-1957SampdoriaD.T.
1958-1959FiorentinaD.T.
1960Fiorentina
1963-1964Benfica
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Lajos Czeizler (Heves, 5 ottobre 1893Budapest, 7 maggio 1969) è stato un calciatore e allenatore di calcio ungherese, che durante la sua carriera, estesasi per più di quaranta anni, conquistò tre campionati nazionali in altrettanti stati.[2] Poliglotta, fu un tecnico dallo stile di gioco offensivo.[3]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver militato da giocatore come ala sinistra nell'MTK Budapest dal 1908 al 1919, e in seguito nel Germania Schwechat di Vienna[4][5], Czeizler cominciò la carriera da allenatore con i polacchi dell'ŁKS nel 1923, lanciando giovani calciatori come Antoni Gałecki, Romuald Feja e Roman Jańczyk, i quali sono annoverati tra i maggiormente importanti nella storia del club.

Giunse in seguito al calcio italiano, nella seconda divisione, dove assunse la guida prima dell'Udinese nel 1927-1928, e poi del Faenza dal 1928 al 1930, chiudendo la stagione d'esordio a metà classifica e quella seguente con una salvezza ottenuta solo all'ultima giornata. Sempre nello stesso Paese si occupò, per una sola stagione 1930-1931, delle squadre giovanili della Lazio.

Tra il 1942 e il 1948 aprì un ciclo di vittorie all'IFK Norrköping, durante il quale la squadra ottenne cinque campionati e due coppe nazionali. Czeizler cambiò inoltre il modo di giocare, introducendo nel movimento svedese, che sulla scorta della scuola inglese si basava sulla forza fisica e i lanci lunghi, elementi tipici dello stile magiaro,[5] dando luogo a un calcio totale ante litteram.[6]

Czeizler in veste di commissario tecnico dell'Italia nel 1954, a colloquio con Giampiero Boniperti (a sinistra) e Amleto Frignani (a destra).

Nel 1949 tornò in Italia chiamato dal Milan, portando con sé dal precedente club Gunnar Nordahl e Nils Liedholm, i quali, assieme all'altro svedese Gunnar Gren, costituirono il trio Gre-No-Li. Quell'anno, per l'importante partita contro la Juventus, dopo la sconfitta casalinga per 0-1 nel girone d'andata, optò per una preparazione particolare, consistente nel far svolgere ai giocatori degli allenamenti molto duri durante la prima parte della settimana e nel lasciarli a riposo nei giorni rimanenti; il Milan vinse la gara per 7-1,[7] chiudendo tuttavia il campionato proprio alle spalle degli avversari. Del resto, quello non fu l'unico punteggio eclatante determinato dal calcio spiccatamente offensivo voluto dal tecnico durante la sua gestione triennale: si ricorda anche un 9-0 contro il Palermo e un 9-2 contro il Novara, ma anche una sconfitta per 5-6 nella stracittadina contro l'Inter.[8] Con la società milanese, Czeizler colse la vittoria più prestigiosa con lo scudetto del 1950-1951. A detto trionfo la squadra abbinò anche, nello stesso anno, la Coppa Latina.[4] Ciò nonostante, secondo il critico sportivo Gianni Brera il Milan avrebbe potuto vincere altri due scudetti «se appena si fosse ricordato di onorare la difesa».[9]

Nel 1952 Czeizler passò al Padova come direttore tecnico, in una stagione che vide avvicendarsi gli allenatori Rava e Antonini e si concluse con il suo licenziamento.[10]

Nel biennio 1953-1954 fu inoltre il secondo commissario tecnico straniero della nazionale italiana (in commissione tecnica con Angelo Schiavio e quarant'anni dopo Harry Goodley, anch'egli selezionatore della commissione allora composta però da sette elementi),[11] allorché diresse un gruppo di giocatori molto diviso[12] al campionato del mondo 1954 in Svizzera, venendo sollevato dall'incarico dopo l'eliminazione occorsa già nel girone iniziale. Nonostante la vittoria dell'Italia per 4-1 sul Belgio, gli azzurri furono eliminati per mano della Svizzera (decisivi gli errori arbitrali del brasiliano Viana[13]); nella circostanza gli vennero rimprovarate alcune scelte e dubbi tattici,[14] nonché scarso polso nel tenere le redini del gruppo azzurro.[13]

Guidò poi la Sampdoria fino al 1957, venendo ingaggiato l'anno dopo dalla Fiorentina. Rimase a Firenze per due stagioni, durante le quali ebbe il merito di lanciare il giovane difensore Sergio Castelletti oltreché reimpostare il terzino Enzo Robotti come stopper;[15] soprattutto, nel campionato 1958-1959 stabilì il record di 95 reti segnate, primato tuttora imbattuto nei tornei di Serie A a 18 squadre. Sempre per la squadra viola, nel 1960 ricoprì il ruolo di tecnico ad interim fino a novembre, quando lo sostituì il connazionale Nándor Hidegkuti che vinse poi a fine stagione la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe.[16]

Chiuse la carriera in Portogallo, al Benfica, che nell'annata 1963-1964 portò al successo sia in campionato sia nella Coppa di Portogallo,[17] schierando per la prima volta la squadra lusitana con una difesa composta da quattro giocatori.[18]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]
IFK Norrköping: 1942-1943, 1944-1945, 1945-1946, 1946-1947, 1947-1948
IFK Norrköping: 1943, 1945
Milan: 1950-1951
Benfica: 1963-1964
Benfica: 1963-1964
Competizioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]
Milan: 1951

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Insieme al direttore tecnico Antonio Busini.
  2. ^ Come Vujadin Boškov, Sven-Göran Eriksson, Hennes Weisweiler, Giovanni Trapattoni e José Mourinho, cfr. I primati del Trap, in La Gazzetta dello Sport, 24 maggio 2005.
  3. ^ Così lo definisce Azeglio Vicini, commissario tecnico della Nazionale italiana ai Mondiali del 1990 e suo giocatore alla Sampdoria, cfr. Alessandro Dell'Orto, Dopo vent'anni posso dirlo: il Mondiale di Italia 90 ce l'ha tolto l'arbitro, su libero-news.it, 29 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2010).
  4. ^ a b Lajos Czeizler, su magliarossonera.it.
  5. ^ a b (SE) Sten Lundmark, De ungerska tränarna som förnyade den svenska fotbollen [collegamento interrotto], su degerforsif.se, 18 luglio 2009.
  6. ^ (SE) Robert Laul, Det spelades bättre boll på Nordahls tid, su aftonbladet.se, 11 marzo 2001.
  7. ^ Corrado Sannucci, Liedholm, calcio e Barbera. Ma che belli gli anni '50, in la Repubblica, 2 gennaio 2005, p. 55.
  8. ^ Luigi Bolognini, Milan, cinquant'anni fa lo scudetto del Gre-No-Li, in la Repubblica, 10 giugno 2001, p. 13.
  9. ^ Gianni Brera, Quel genio che vinse troppo poco, in la Repubblica, 16 novembre 1991, p. 41.
  10. ^ Dagli anni trenta al dopoguerra, su padovacalcio.it (archiviato dall'url originale il 9 settembre 2012).
  11. ^ Claudio Gregori, E Sacchi rinunciò per dire sì al Milan, in La Gazzetta dello Sport, 27 dicembre 2003.
  12. ^ Svizzera 1954, la Germania batte la grande favorita Ungheria, su adnkronos.com.
  13. ^ a b Aldo Pacor, La grande congiura condanna l'Italia, in la Repubblica, 20 maggio 1986.
  14. ^ Mario Gherarducci, Quel "vaff..." di Chinaglia e Carnevale!, in Corriere della Sera, 25 giugno 1994, p. 3 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2015).
  15. ^ Ultimo addio a Castelletti, il terzino gemello di Robotti, in la Repubblica, 28 novembre 2004, p. 10.
  16. ^ Tamàs Misur, Angelo Rovelli e Franco Calamai, E' morto Hidegkuti, stella della grande Ungheria, in La Gazzetta dello Sport, 15 febbraio 2002.
  17. ^ (PT) Luis Freitas Lobo, NO TRILHO DA RAPOSA...., su planetadofutebol.com, 27 maggio 2010.
  18. ^ (PT) Defesas Centrais, su slbenfica.pt. URL consultato il 17 luglio 2010 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2010).

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