Mundilfari (astronomia)

Mundilfari
(Saturno 25)
Immagini di scoperta di Mundilfari, riprese dal Canada-France-Hawaii Telescope nel settembre 2000.
Satellite diSaturno
Scoperta23 settembre 2000
ScopritoreBrett James Gladman
Parametri orbitali
Semiasse maggiore18.418.000 km
Periodo orbitale951,6 giorni
Eccentricità0,208
Dati fisici
Diametro medio≈7 km
Massa
≈2,1 × 1014 kg
Densità media2,3 × 103 kg/m³
Acceleraz. di gravità in superficie≈0,0011 m/s²
Velocità di fuga≈2,8 m/s
Periodo di rotazioneRotazione sincrona
Pressione atm.assente
Albedo0,06
Dati osservativi
Magnitudine app.
  • 23,8 (media)
Magnitudine app.23,8

Mundilfari, o Saturno XXV, è un satellite naturale di Saturno irregolare che orbita in moto retrogrado attorno al pianeta.

L'annuncio della scoperta del satellite è stato dato nel dicembre 2000 da una squadra di astronomi dell'Università delle Hawaii guidata da Brett J. Gladman. Al momento della scoperta gli fu assegnata la designazione provvisoria S/2000 S 9.[1]

Denominazione

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Nel 2003 l'Unione Astronomica Internazionale (IAU) gli ha assegnato il nome ufficiale che deriva dal gigante della mitologia nordica, Mundilfœri, padre della dea Sól e del dio Máni.[2]

Parametri orbitali

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Mundilfari ha un diametro di 7 km e orbita attorno a Saturno in 928,806 giorni ad una distanza media di 18,360 milioni di km, con un'inclinazione di 170° rispetto all'eclittica (157° rispetto all'equatore di Saturno), in moto retrogrado, con un'eccentricità di 0,198.[3]
Fa parte del Gruppo Nordico dei satelliti irregolari.

Caratteristiche fisiche

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Con un gradiente spettrale di −5.0%/100 , Mundilfari è il più bluastro tra tutti i satelliti studiati da Grav e Bauer (2007), leggermente più blu di Febe (−2.5%/100 nm) e pressoché altrettanto blu quanto Erriapo (+5.1%/100 nm) è rosso.

Il suo periodo di rotazione di 6,74±0,08 ore lo rende il secondo satellite irregolare più rapido tra tutti quelli studiati dalla missione spaziale Cassini-Huygens,[3] e appare di forma molto allungata.[4]

Questo satellite, come Skathi e Thrymr potrebbe essersi formato da detriti provenienti da Febe e scagliati nello spazio da grandi impatti nel passato.

  1. ^ IAUC 7538: S/2000 S 7, S/2000 S 8, S/2000 S 9, 7 dicembre 2000 (scoperta)
  2. ^ IAUC 8177: Satellites of Jupiter, Saturn, Uranus, 8 agosto 2003 (denominazione)
  3. ^ a b T. Denk e S. Mottola, Cassini Observations of Saturn's Irregular Moons (PDF), 50th Lunar and Planetary Science Conference, n. 2132, Lunar and Planetary Institute, 2019.
  4. ^ T. Denk, S. Mottola, W. F. Bottke e D. P. Hamilton, The Irregular Satellites of Saturn (PDF), in Enceladus and the Icy Moons of Saturn, vol. 322, University of Arizona Press, 2018, pp. 409–434, Bibcode:2018eims.book..409D, DOI:10.2458/azu_uapress_9780816537075-ch020, ISBN 9780816537488.

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